La lunga storia di un inno popolare, Cesare Bermani Bandiera rossa non è solo l'unico inno della classe operaia italiana che possa considerarsi come un vero canto popolare di tradizione orale ma è anche un inno che è sedimento di larga parte della storia d'Italia. Formata da due diverse melodie di largo uso popolare sin dall'Ottocento, trova ascendenza sia melodica che testuale in un canto repubblicano, del quale una versione è stata raccolta nel 1973 in una colonia di valsuganotti emigrati a Stivor (in Bosnia) verso il 1884 e da allora rimasti senza più contatti con l'Italia:
Come è noto, la bandiera rossa divenne emblema ufficiale dei repubblicani fin dal 1870, dopo l'entrata delle truppe regie in Roma. Voleva essere l'adozione di un simbolo diverso dalla bandiera nazionale, che recava lo stemma sabaudo sul tricolore ed aveva quindi snaturato il vessillo della repubblica romana «immune da ogni insegna servile». La melodia della canzone doveva però già essere di uso garibaldino, come fa pensare il frammento di un canto ancora in uso nel Novarese nei primi anni del Novecento, soprattutto in occasione della commemorazione del 20 settembre 1870:
Strofette risalenti ai primi anni del secolo, inneggianti a Giovan Battista Pirolini, nel 1897 segretario nazionale del Partito Repubblicano Italiano, erano cantate a Ravenna:
Un repubblicano (credo certo Marzorati) ne trovò le parole: Avanti popolo, alla riscossa ecc. e, come si vede, erano coerenti anche quest'altre: Bandiera rossa la s'innalzerà, in quanto il loro vessillo era del più bel rosso fiammante. Venne la lotta elettorale pro-Cipriani [nel 1886-88], ed anche i repubblicani vi presero parte. Ma alle parole Viva la repubblica, sostituirono le altre Viva Cipriani; il popolo le fece sue, e tutta Milano proletaria, anche per la facilità d'impararle, le ricantò. I socialisti, finalmente, cambiarono l'ultima frase: Viva la repubblica...; ed ecco come è risultato l'inno che ha fatto dimenticare il bellissimo inno di Turati». Si può tuttavia dire che sulla melodia di Bandiera rossa si improvviserà di tutto e da parte di tutti, così com'è giusto si faccia sui modi popolari, a cominciare da questa canzone per Trento e Trieste, insegnata nel 1915 nelle scuole milanesi:
E perfino i fascisti... La melodia di Bandiera rossa viene del resto usata dagli arditi durante la Grande Guerra e il Diciannovismo, dai pipini e dai socialisti durante il «Biennio rosso», dai comunisti e dai fascisti dopo il «Biennio rosso», in ininterrotte trasformazioni. Per esempio, nel 1921 gli squadristi cantano: Avanti popolo alla riscossa
Dallo stadio passa in fabbrica e viene così trasformata nel 1972 dalle operaie della Crouzet di Milano, fabbrica di timers per lavatrici e lavastoviglie: Avanti o popolo alla riscossa
Quindi sull'aria di Bandiera rossa si è cantata pressoché tutta la storia d'Italia dal punto di vista del sentire popolare, nelle sue molteplici variegazioni, anche di segno reazionario. E questo canto, popolare per la melodia, tanto da divenire un modo dell'improvvisazione, lo è anche per il testo. E non solo perché sia anch'esso carico di storia e di costume, e sia con Bella ciao il solo dei nostri canti sociali diventato noto in tutto il mondo; e nemmeno soltanto perché esso sia divenuto al quinto congresso del PCI, il primo dopo la Liberazione, uno degli inni ufficiali di quel partito assieme al Canto dei lavoratori di Filippo Turati e Amintore Galli e all'Internazionale di Eugène Pottier e Pierre Degeyter. Oggi s'è perso il significato che esso aveva in origine, ma la filologia più avveduta ha messo in luce che «trionfare» era ancora agli inizi del secolo un'espressione fondamentale del gergo dei marginali - minatori, muratori, camminanti, braccianti, artigiani della montagna - e significava «vivere bene, godersela». Quel «trionferà» di Bandiera rossa non aveva quindi all'inizio del secolo solo il significato unilaterale e colto, e voglio dire "non popolare", di "vincerà". Questo unico significato il testo l'assumerà più tardi. Allora Bandiera rossa non era ancora cantata come fosse l'annuncio di una palingenesi ma soltanto con il significato, né retorico e né messianico, che, nonostante i padroni, con la lotta di classe e il socialismo, il proletariato avrebbe potuto egualmente godersi la vita, essere cioè malgrado tutto un "allegro popolo". Per chi volesse saperne di più suggerisco la lettura del volume Guerra guerra ai palazzi e alle chiese, edito da Odradek.
Avanti o popolo, alla riscossa,
Bandiera rossa la trionferà Degli sfruttati l'immensa schiera Bandiera rossa la trionferà
Dai campi al mare, alla miniera, Non più nemici, non più frontiere: Bandiera rossa la trionferà
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