COMANDO   DIVISIONE    GARIBALDI  -  CARNIA

 

Diario storico

della Divisione Garibaldi - Carnia

 

CARNIA   LIBERA

Contemporaneo allo svolgersi dell’azione partigiana si sviluppò organicamente il piano di inibizione conferimento materie di qualsiasi genere non ostante le pressanti richieste tedesche. Il problema per la particolare economia della nostra regione si imperniò sul legname. Fino dal maggio le formazioni impedirono il taglio dei boschi e  gradualmente chiusero ogni esportazione. La regione costretta normalmente ad importare la quasi totalità dei generi alimentari si trova di fronte alle richieste tedesche, cui fanno seguito  misure di rappresaglia, al rifiuto di consegnare legname il nemico pone il blocco viveri. Questa situazione si aggrava particolarmente nei mesi agosto-settembre. Le popolazioni versano nella più dura miseria, la zona libera ha un prezzo: sangue e fame. Urge trovare una via d’uscita onde poter dare alle popolazioni almeno il pane. Le formazioni del Friuli provvedono dal canto loro ad impedire nel  modo più assoluto il conferimento del grano agli ammassi fascisti. Così le nostre popolazioni, attraverso la Forcella di M. Rest e la Valle di S. Francesco possono recarsi nella pianura adiacente alle Prealpi e provvedere il frumento. Le formazioni tutelano il traffico di migliaia di persone e mettono a disposizione i loro mezzi. In queste condizioni con pietosi pellegrinaggi condotti spesse volte a  termine fra il crepitare della mitraglia e condotti con un alto spirito di sacrificio, ingenti quantità di grano poterono affluire nella nostra zona (controllati 5.000 quintali).  

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Si imponeva altresì, e la situazione stessa del resto lo chiedeva, l’organizzazione politica. Tale compito fu devoluto sin dal giugno ai C.L.N che sorsero e si legarono fra loro, in ogni valle. Con concetto unitario profondo però tale organizzazione si concretò nei mesi di agosto e settembre con la costituzione in ogni singolo comune dei C.L.N. e delle giunte comunali popolari. I primi con compito politico, quest’ultime con campito amministrativo e i suoi membri venivano liberamente scelti fra i suoi figli, con rappresentanti di tutte le frazioni, con libera discussione di tutti i problemi, sovvertendo finalmente nel popolo ogni concetto di autoritaria burocrazia fascista.
Nel periodo agosto-settembre la Carnia fa parte della zona libera che dalle Prealpi Carniche giunse fino all’Austria con una superficie di 3.500 km. quadrati ed una popolazione di 70.000 abitanti. Ed il concetto di dare vita politica ed economica unitaria a tutta questa considerevole zona fece sorgere la «giunta popolare di governo della zona libera del Friuli». Membri di questa giunta furono rappresentanti della zona delle Prealpi e delle Alpi, e sede fu Ampezzo quale naturale centro fra le due zone.
Parallelamente all’opera della giunta popolare di governo da parte delle formazioni si svolse intensa attività politica intesa ad indire comizi, cui il popolo partecipava in massa, e dove si parlava vivamente dì Patria, dì lotta, di sacrifici, di istituzioni popolari. Ed il popolo ascoltò le dissuete parole con lo spirito di chi  realmente e per la prima volta vede aprirsi uri orizzonte nuovo.
 
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In tutto il periodo della zona libera e  più particolarmente dopo il sorgere delle istituzioni popolari la nostra gente comprese che la lotta era ormai lotta ad oltranza e pur sotto l’assillo della fame,  sotto il terrore d’una possibile e quanto mai dura occupazione nemica, nella generalità seppe dare alle formazioni  quell’assistenza spirituale che fece in quel periodo della popolazione e degli armati un unico blocco. Sintomo di questa compattezza spirituale fu l’adesione volontaria alla guardia popolare che svolse attività ausiliaria accanto alle formazioni.  Dai ripostigli più impensati  le più  impensate  armi  vennero alla luce  vecchie, logore,  arrugginite,  residui di una guerra che dopo 20 anni si conduceva contro lo stesso nemico.
Anche in ciò un concetto risultò chiaro: lotta di tutto un popolo aggrappato alle sue istituzioni popolari, fianco a fianco al suo esercito popolare, in una lotta che di fronte all’incalzare del duro inverno carnico si profilava più aspra, disperatamente tenace, fresca di mai conosciuto eroismo.
 
 
Ottobre - Novembre 1944
 
Al fine di evitare che truppe motorizzate nemiche potessero con rapidità puntare nella zona libera della Carnia, ed allo scopo dì porre il nemico nelle nostre stesse condizioni di movimento, fu elaborato ed attuato progressivamente con la liberazione di sempre più vaste zone, un vasto piano d’interruzioni stradali la cui attuazione alla data dell’8 ottobre si presenta come dal prospetto che segue.
A Nord, la strada che porta a Passo M. Croce fu interrotta mediante franamento di enormi blocchi di roccia per un tratto di 200 metri nei pressi di q. 917.
A Ovest, inizialmente fu fatto saltare il ponte al km. 18 sulla strada che da Forni Avoltri porta a Sappada. In seguito, colla liberazione di tutta la conca di Sappada fu fatto saltare il ponte del Cordevole, e fatto franare completamente per un tratto di circa 100 metri il piano stradale sull’orrido dell’Acquatona.
Fu fatto  saltare  il  ponte  Lavardeit e successivamente furono fatti franare i tornanti che da Passo Lavardeit porta a S. Stefano (alla Merendera).
Fu fatto saltare il ponte al km. 1 oltre il Passo Mauria sulla strada che da Forni di Sopra porta a Lorenzago.
A Sud: nessuna interruzione stradale fu attuata perché tutta la zona delle Prealpi Carniche era libera in virtù degli aspri combattimenti sostenuti dai partigiani del Friuli.
A Es:. furono fatti saltare i ponti sia ferroviari che stradali sul Rio della Vinadia e sul Rio Confine. Una pattuglia del Btg. Friuli riuscì con astuzia ed audacia senza pari a far saltare il ponte di Caneva alla distanza di circa 100 metri dal posto di blocco in cemento armato, munito di riflettori e numerose armi automatiche.  
 
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A titolo di sabotaggio fu incendiato il ponte di legno sulla strada che da Pontebba porta verso Studena e sulla strada Amaro - Moggio il ponte in cemento armato della lunghezza di 40 metri fu fatto saltare (Torrente Glagnò).
 
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Onde rendere sempre più lenta l’avanzata e più difficile l’utilizzazione delle strade furono fatti saltare dai nostri reparti immediatamente prima e durante il rastrellamento 8-17 ottobre ’44:
 
 
SULLA STRADA TOLMEZZO PALUZZA:
 
Ponte  della  Tramba,  Galleria di  Cedarchis,  Galleria di  Arta, ponte di Zuglio, ponte sul Moscardo, ponte fra Casanova e Caneva ponte alla Maina d’Illegio, ponte al km.  2 sulla strada Cedarchis Paularo, ponte di Noiaris, ed all’altezza di Rio Maressà sulla strada Cercivento - Ravascletto franamento della strada.
 
LUNGO LA VAL DEGANO:
 
Interruzione mediante franamento per un tratto di 100 metri della strada Ravascletto - Comeglians all’altezza di q. 832, fu fatto saltare il ponte in ferro sul Degano in località Runchia ed il ponte di Ovaro, interruzioni della strada Ovaro - Villa Santina in località Pecol (mediante franamento) e furono fatti saltare i ponti di Esemon di Sopra ed Esemon di Sotto.
 
 
LUNGO LA VAL TAGLIAMENTO
AZIONI INTERRUZIONI STRADALI MISTE GARIBALDI – OSOPPO:
 
Furono fatte saltare 5 arcate della Galleria di Passo della Morte sulla strada Ampezzo - Forni di Sotto, ed il ponte sul Tagliamento sulla strada Priuso - Forcella Rest.
Sulla strada da Ampezzo - Sauris fu fatto saltare il ponte di Rio Scialoia. La ferrovia Villa Sartina - Tolmezzo e strada furono ulteriormente  danneggiate in  più  punti durante i rastrellamenti.
Ancora lungo la Val Tagliamento fu fatto saltare audacemente da pattuglia del Btg. Friuli il ponte Avons sulla strada Tolmezzo - Verzegnis, e sulla stessa strada furono praticate oltre tre interruzioni.
L’esplosivo occorrente per tutte queste opere di sabotaggio e interruzione ci fu fornito dalla Brigata Garibaldi Calvi Cadore, e prelevato alla polveriera di Pelos (Lorenzago). Facciamo notare che le riparazioni fatte dai nazisti lungo le strade non avrebbero permesso neppure negli ultimi giorni di guerra il passaggio di carri armati pesanti e si sarebbero prestate facilmente (secondo il nostro concetto) a nuova opera di sabotaggio.
 
8 ottobre ‘44
 
L’attacco nemico si sferra con violenza nella mattinata. Il nemico, con grandi forze (S.S., repubblicani, cosacchi) fatti affluire durante la notte da Gemona, attacca sulle direttrici Tolmezzo - Caneva - Casanova, Tolmezzo - Imponzo, Tolmezzo - Illegio. Alle sette del mattino l’attacco si sviluppa sulla destra del But. Gli uomini del Btg. Nassivera resistono validamente alle preponderanti forze  nemiche appoggiate da cinque autoblinde, contrattaccano in qualche, punto,  e solamente alle ore 10.30 il nemico riesce a raggiungere la località di Terzo. Il Btg. Nassivera, dopo aver avuto due morti e parecchi feriti, su ordine del comando di Brigata ripiega su Zuglio Formeaso ove si attesta. Il nemico perde in questa azione circa quaranta morti  e riporta rilevante numero di feriti. 
Caduto Terzo il nemico attacca di lato il nostro schieramento in località Tramba (al km. 3 da Tolmezzo): il Btg. Carnico resiste ma preso fra due fuochi ripiega lentamente su Imponzo e questa località viene tenuta fino alle 17. Degna di elogio la compagnia che teneva le posizioni di S. Floreano che malgrado l’intenso, fuoco di mortai e cannoni si manteneva sul posto permettendo il ripiegamento dei compagni in valle.
Ma l’attacco si scatena contro le posizioni di Illegio tenute dal Btg. Cossutti. Fin dalle prime ore del giorno si rovescia su quelle posizioni a cavallo della strada Tolmezzo - Illegio e dello Strabut un violentissimo fuoco di mortai, cannoni e mitragliere mentre reparti della S.S. e cosacchi attaccano dal fondo valle protetti da quattro carri armati. Battuti da ogni parte i nostri tengono per più ore, le posizioni, fino a quando, in seguito al ripiegamento dei reparti della Tramba, debbono essi pure ripiegare su Illegio, prima e su malga Oltreviso poi (ore 21).  
Su questo settore del nostro schieramento il nemico subisce notevoli perdite: 140 morti e numerosissimi feriti. In seguito a queste perdite il nemico non prosegue subito nell’azione ma si arresta nella zona di Illegio anche l’indomani.
Alla sera del giorno 8 la situazione era la seguente: schieramento nostro da Ovest a Est: da Sezza a Zuglio, Arta, Cabia. M. Oltreviso, i reparti sfiniti dato il brutto tempo e già tagliati fuori dalle principali basi di rifornimento.
Durante la notte, per il continuo afflusso di rinforzi nemici e per l’impossibilità di rifornire i reparti isolati sui monti, il comando Brigata Val But ordina il ripiegamento su Sutrio. Il movimento effettuato nella notte e nella mattinata del 9, è protetto da pattuglie del Btg. Gramsci attestate sulle posizioni a Nord di Piano Arta.
 
9  ottobre  ‘44
 
Durante la mattinata scontri di pattuglie nella zona di Fielis. alla Chiesa di S. Pietro ed a Cabia, fra le nostre retroguardie e pattuglie cosacche di cavalleria. La resistenza delle pattuglie del Btg. Gramsci a Nord di Piano d’Arta e Priola, trattiene il nemico fino a sera a Sud di questa località. Nella notte lo schieramento dei nostri reparti segue la linea che va da malga Meleit, Priola, Sutrio fino a M. Tersadia. Prima di ripiegare i nostri reparti fanno saltare tutti i ponti della zona.
Verso sera rientra compatto a Cercivento il Btg. Cossutti rimasto tagliato fuori nella zona di Illegio che, con una faticosa marcia attraverso i monti era riuscito a sganciarsi dal nemico. Il Btg. è in condizioni pietose e viene inviato nella zona di Zovello per dare agli uomini la possibilità di riposare.
 
10  ottobre ‘44         
 
Ordine del comando Gruppo Brigate tenere la Val Calda e impedire al nemico il passaggio verso Comeglians. I reparti tagliati fuori riprendano attività di guerriglia.
Si schierano il Btg. Cossutti nella zona fra Cercivento e Zovello, il Btg. Carnico fra Cercivento e Sutrio. Al Btg. Gramsci, isolato in zona Paluzza, viene dato l’ordine di dividersi in nuclei ed occultarsi nella zona disturbando il nemico nella zona Paluzza - Passo M. Croce - Ligosullo.
Durante la giornata il nemico occupa Paluzza e si spinge fin sotto Cercivento ma non attacca. In serata si completa lo schieramento e si fanno brillare le mine già predisposte sulla strada Cercivento - Ravascletto.
 
11  ottobre  ‘44
 
Pattuglie nemiche di cavalleria cosacca respinte durante la mattinata da nostre pattuglie avanzate ad Ovest di Cercivento. Diversi cosacchi e cavalli feriti. Il nemico fa affluire rilevanti forze da Paluzza.
Il vero attacco si pronuncia alle ore 12 da Nord e da Est: il nemico preferisce procedere a sacche scavalcando i reparti e poi rastrellandoli alle spalle: vigilanza assoluta onde evitare di cadere in queste reti. Dopo violento fuoco i nostri ripiegano su Zovello schierandosi sulla strada, a cavallo del passo Val Calda. Il nemico fermato dal nostro fuoco si trattiene in fondo valle.
Continua a piovere, gli uomini stanchi ed in pessime condizioni, dopo tre notti passate all’addiaccio fra duri combattimenti, senza quasi riposo e senza viveri, non sono in grado di continuare un’efficace resistenza. I reparti in serata vengono ritirati a Ravascletto per dar loro modo di riposare.
Reparti del Btg. Nassivera. Cossutti e Carnico rimasti senza collegamento vengono radunati in zona Patussera e tenuti a di­sposizione.
Praticamente da questa sera cessa in Val But ogni resistenza. Il nemico, con ingenti forze rastrella tutti i paesi fino al Passo M. Croce, lasciando forti nuclei di cosacchi in ogni località che commettono le più orrende atrocità verso la popolazione come ad Imponzo, Piedim, Cedarchis, Terzo, ecc. Non c’è alcun collegamento più col Btg. Gramsci.
In serata si fanno saltare tutti i ponti sulla strada Ravascletto - Comeglians.
 
12  ottobre ‘44
 
II nemico attacca con autoblinde nella zona di Ravascletto. I nostri reparti oppongono resistenza ma poi sono costretti a ripiegare su Rigolato alcuni, altri verso la Patussera ove vengono raccolti e inquadrati. A sera il Btg. Nassivera è nella zona di Mione - Muina e prende collegamento col Btg. Friuli della Brgt. Carnia. I Btg. Cossutti e Carnico vengono inviati rispettivamente: verso zona Forchia e Ampezzano per essere inquadrati nella Brgt. Carnia essa pure duramente impegnata.
Poiché il nemico dopo aver occupato la Val But rivolge i suoi sforzi contro questa Brigata che tiene la zona da Verzegnis a Villa Santina a Sappada al Passo Mauria.
Alle ore 10 del mattino il primo attacco viene dal nemico effettuato su Verzegnis, ma una compagnia del Btg. Friuli tiene testa all’attacco causando al nemico in due ore di durissimo combattimento 7 morti e 15 feriti. Alla stessa ora viene attaccata una compagnia del Btg. Friuli posta a difesa dello schieramento: dopo circa due ore di furioso combattimento la compagnia è costretta a ripiegare per non essere aggirata. Il nemico ha 6 morti e 7 feriti accertati.
Alla sera dello stesso giorno il nemico riesce ad avvicinarsi allo schieramento del Btg. Friuli evitando i campi minati posti a sbarramento della valle.
Durante la notte le compagnie del Btg. Friuli, dopo brevi ma accaniti combattimenti, data l’inopportunità di uno schieramento frontale di difesa, si schierano in profondità lungo la Val Tagliamento allo scopo di preparare imboscate al nemico procedente lungo la valle verso il Passo Mauria e batterlo di sorpresa.
 
13 ottobre ‘44
  
I reparti sbandati della Brgt. Val But si spostano prima in zona di Rigolato e quindi a Pradumbli (Val Pesarina).  Continuano gli spostamenti della Brgt. Carnia lungo la val Tagliamento.
 
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Nei giorni 13, 14, 15 ottobre agguerriti e forti reparti tedeschi partendo da S. Stefano (che ha in questa circostanza presidio della forza di 1800 uomini) rastrellano la conca di Sappada piombando alle spalle dei nostri reparti, mentre altri reparti piombano nell’alta Val Pesarina, penetrando nella Valle di Sauris rastrellando l’intera zona montana rientrando infine alla base di partenza.
 
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14 ottobre ‘44 

Il nemico viene attaccato in zona Filuvigna da reparti del Btg. Friuli; perdite nemiche: 7 morti, 11 feriti.
 
La stragrande maggioranza di uomini e mezzi nemici costringe Btg. Friuli a ritirarsi in montagna e far agire una compagnia sola a turno.
Gli altri Btg. isolati, e senza collegamento solo con grandi stenti riescono a sottrarsi alla cattura: senza viveri, ricercati dovunque devono sciogliersi in piccole squadre e la loro attività non risulta grande benché composti da uomini di provato valore. Però sia soli che in gruppi affrontano dovunque il nemico causandogli continue perdite.
 
15 ottobre ‘44
 
Il Btg. Gramsci, forte di 90 uomini, superato lo schieramento nemico si ricongiunge con il comando Brgt. Val But nella zona di M. Forchia e, ricevuti ordini precisi, rientra nella zona Ravascletto -  Cleulis - Timau.    
 
 
7 ottobre ‘44  - ZONA CUVIIS ( Ampezzo) .     
 
Una compagnia del Btg. Friuli, guidata dal compagno Nembo,  prepara  un’imboscata  ad  una colonna diretta verso Passo Rest. L’attacco effettuato con estrema violenza causa al nemico 10 morti, 4 feriti, 4 cavalli uccisi; il nemico si ritira inseguito dai compagni che ripiegano solo al sopraggiungere di numerosi rinforzi nemici.
 
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II nemico, ormai padrone di tutta la zona, pone in ogni paese forti presidi.                                        
Nella seconda quindicina di ottobre i reparti partigiani delle due Brgt. della Carnia si assottigliano ed assumono la seguente dislocazione: Brgt. Carnia:  M. Jof, M. Pura,  Mione,  Pani, Spaia (Socchieve); Brgt. Val But: Val di Rigolato, Val Pesarina, Massiccio dell’Arvenis. Le difficoltà di rifornimenti sono enormi; si procede alla costruzione di bunker ove soggiornare l’inverno. Ma sono ancora basi troppo pocosicure. Il nemico fa puntate dovunque: stillicidio di morti e prigionieri. Martirio delle popolazioni che a Muina vivono giorni di lutto e terrore.
 
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17 novembre ‘44
 
Una pattuglia nemica prende contatto con una nostra compagnia schierata a difesa dì Valdie, sede di soggiorno del Btg. Friuli e del comando Bgt. Carnia. La pattuglia con brevi scariche viene volta in fuga precipitosa.
Alla sera, avuto sentore che il nemico si prepara a rastrellare Valdie, partendo da Raveo, armato di cannoni anticarro e mortai da 81, forte di 250 uomini, il Btg. Friuli attacca decisamente e con violentissima azione di fuoco mette in fuga il nemico che abbandona in paese viveri e munizioni che vengono portati ai magazzini del Btg. II giorno successivo, prevedendo un rastrellamento, il reparto si sposta su posizioni più arretrate e decide accettare combattimento.
 
 
19  novembre ‘44
 
Il nemico, forte di 300 uomini, attacca da Raveo lo schieramento. Contemporaneamente una colonna nemica si muove da Muina congiunta a quelle provenienti da Raveo attacca sulla sinistra impegnando due compagnie che tengono bravamente testa. Quasi contemporaneamente un reparto nemico di 50 uomini proveniente da Fresis, giunto in località Nestona viene attaccato da una nostra compagnia che lo costringe ad arrestarsi per tutta la giornata.
La situazione alle ore 12 è grave tutto il Btg. è impegnato nella lotta, è necessario battersi perché l’unica via di ritirata non è molto sicura e la neve abbondante impedisce i movimenti. I compagni fanno prodigi, passano al contrattacco: le nostre armi tirano sempre più efficacemente. Verso le ore 16 il nemico tende a ripiegare, ma i nostri non gli danno pace e lo costringono ad accettare ancora combattimento. Alle ore 18 giungendo sera la battaglia diminuisce d’intensità fino a cessare del tutto.
Perdite inflitte: 4 morti, 6 feriti. Si recuperano molte munizioni abbandonate dal nemico.
 
 
20 novembre ‘44
 
All’alba, una colonna proveniente da Raveo si trova imbrigliata da due nostre compagnie che la immobilizzano per tutta la giornata sulle sue posizioni. Verso le 10 una colonna proveniente da Ampezzo attacca la sella di Pani, esattamente dalla parte opposta al punto dove si è verificata la prima puntata. La situazione è nuovamente grave. Ma il nemico non riesce a sfondare (come era nel suo intento per prenderci alle spalle nella stessa conca di Pani), tentenna ed infine abbandona la lotta.
La notte del giorno 20 stesso i reparti ed i comandi lasciano Pani e si trasferiscono nella zona Caprizi passando per sentieri e strade battute dal nemico, ma la cospirazione ed il comportamento degli uomini durante la marcia permettono di eludere la sorveglianza e porsi in salvo.
 
 
27 novembre ‘44 - PONTE DI GRASIA (Caprizi)
 
Pattuglia del Btg. Friuli si scontra con una pattuglia cosacca di perlustrazione. Dopo scambio di raffiche il nemico si ritira.
 
 
29 novembre  ‘44 - TRENTESIN (Caprizi)
 
Allo scopo di procurare dei viveri, una pattuglia del Btg. Friuli viene staccata dal reparto, ma attaccata di sorpresa, dopo breve lotta è costretta  a ritirarsi.  Un  compagno  rimane gravemente ferito. Il nemico lo crede morto e lo disarma, ma egli però, rinvenuto, riesce a  raggiungere il  Btg.
 
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In quei giorni il nemico attacca lo schieramento Sud del Gruppo Divisioni comprendente il territorio libero delle Prealpi. La situazione della Brigata Carnia è oltremodo critica, addossata al massiccio del Rest e della Naiarda coperti di neve abbondante, chiusa di fronte perché il nemico onde completare l’accerchiamento del gruppo Sud ha schierato lungo tutto il corso del Tagliamento da Socchieve a Forni di Sotto in postazione permanente, circa duemila cosacchi, con lo scopo evidente di tagliare le vie di ritirata ai reparti del gruppo Sud verso le zone di Ampezzo - Forni - Sauris.
 
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Fu così che la Brigata Carnia con quasi tutti gli effettivi e lutti i comandi rimase bloccata, e solo dopo tre giorni di marce notturne e diurne poté sottrarsi al grave pericolo che le incombeva. Furono marce indescrivibili, neve e freddo e fame non mancarono: aver potuto resistere, sganciarsi, e raggiungere le basi frazionandosi nei minori reparti, senza subire perdite è fuori dubbio da considerarsi una azione che ha il suo valore quanto possono averlo le precedenti azioni di guerra.
Il rastrellamento effettuato dal nemico nella zona delle Prealpi costituì il colpo di grazia per molti compagni che si ritirarono e raggiunsero le loro case. I più forti accettarono ugualmente la vita della montagna pur conoscendo la gravità della situazione tolta ogni possibilità di rifornimenti che ci giungevano dalle Prealpi presi gran parte dei magazzini da parte del nemico, in lotta con l’inverno più che mai precoce.
Con queste ultime azioni finisce il periodo dei rastrellamenti su larga scala e su zone estese organizzati dal nemico allo scopo di scardinare la sistemazione difensiva ed offensiva partigiana.
Seguirono i presidi che nelle nostre zone furono posti quasi dovunque ed il cui ammontare complessivo per un certo periodo fu di 25.000 armati.
Inizia così la caccia spicciola al garibaldino: caccia estenuante senza soste, senza pietà.
 
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Ed  i compagni nella quasi generalità furono soli,  fiduciosi nelle sole loro forze, affratellati di fronte alla morte, di tana in tana: e pane fu la fede in quell’aspro immeritato abbandono.
 
 
Dicembre ‘944 - Aprile ‘945
 
Nei primi giorni di dicembre tutti i reparti ricevono ordini tassativi: 1) raggiungere le zone ad essi stabilite per il soggiorno, dedicarsi alla costruzione di bunker ove poter vivere; 2) non impegnarsi assolutamente d’iniziativa in combattimento per non farsi segnalare dalle preponderanti forze nemiche che occupano quasi tutti i passi della Carnia e che al minimo allarme compiono estenuanti rastrellamenti.
La Brigata Carnia, alla quale passano effettivi dalla data del 1° dicembre il Btg. Stalin ed il Btg. Leone Nassivera, si disloca nella zona: Forni di Sopra - Ampezzo - Sauris - Pani - Mione.
La Brgt. Val But, cui si sono legati i Btg. Magrini e Cristofoli, si disloca nella zona: Val Pesarina - Val di Rigolato - Massiccio dell’Arvenis ed un distaccamento a Dordola in Val Aupa.
Questi spostamenti sono dettali dal concetto di facilitarci collegamenti e di permettere di vivere in zone ove per il nemico è difficile il rastrellamento. Il nemico però, sempre all’agguato, rende difficilissima la vita dei reparti che sono costretti nelle più desolanti condizioni a continui spostamenti.
 
1 dicembre ‘44
 
Nella zona di Prato Carnico reparti della Brgt. Val But, attaccati dai cosacchi, sì difendono causando loro un morto. Due staffette nostre, in abito civile, fatti prigionieri dal nemico, durante ilpercorso per essere portati nel presidio di Comeglians, per quanto uno dei due compagni sia ferito, riescono a fuggire dopo aver disarmato i due cosacchi di scorta.
Nello stesso giorno si scontrano a Rigolato cosacchi provenienti da Comeglians e tedeschi provenienti da Sappada. Nel putiferio che causò morti e feriti al nemico i compagni che erano stati la causa dell’allarme riescono ad eclissarsi.
 
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Dall’1 al 14 dicembre sì susseguono ininterrottamente rastrellamenti che mettono a dura prova la resistenza dei reparti. Il servizio Intendenza addetto ai rifornimenti con tenace lavoro nonostante le aspre difficoltà riesce a procurare ed inviare ai reparti quanto è necessario per non morire di fame.
 
14  dicembre ‘44  -  PIERIE  (Prato Carnico)
 
Compagni recatisi nella Val Pesarina per prendere contatto con  reparti in zona e organizzare servizio Intendenza, vengono sorpresi in una casa. I compagni Gracco Silvano ed un civile cadono. Altri due compagni internati. L’edificio viene dato dai cosacchi in preda alle fiamme.
 
15 dicembre ‘44 - UGOV1ZZA
 
II Btg. Val Canale con mine rudimentali costruite con mezzi di fortuna fa saltare un vagone ferroviario e ne danneggia altri due nella stazione di Ugovizza.
Due uomini della Brgt. Val But usciti in perlustrazione, incontratisi con una pattuglia cosacca attaccano combattimento causando al nemico 2 morti e 1 ferito. Dopo di che riescono ad allontanarsi; bottino: un’arma automatica.
 
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Nella seconda quindicina di dicembre si fa più intensa l’azione cosacco-tedesca per costringere i compagni rifugiatisi nelle proprie case a costituirsi e consegnare le armi. Si dà la caccia all’Intendenza onde affamare i reparti della montagna.
 
 
30 dicembre ‘44 - ALTA VAL DEGANO
 
Il Btg. Gramsci della Brgt. Val But, in seguito ad un lancio caduto in mano ai cosacchi a Comeglians, fu soggetto a rastrellamenti effettuati in tutta l’alta Val Degano. Nessuna perdita da parte nostra ma il reparto è costretto a faticosissime marce di trasferimento senza viveri, senza indumenti e calzature, con la neve abbondante ed il freddo fattosi intensissimo.
 
6  gennaio ‘44 - LATTEIS  (Sauris)
 
In seguito a delazione i cosacchi all’alba circondano il paese ed arrestano di sorpresa tre compagni. Due di essi vengono internati.
 
9  gennaio ‘45 - PESARIIS (Prato  Carnico)
 
Il Btg. Cristofoli della Brgt. Val But viene sorpreso alle spalle nel buncher da un forte gruppo di cosacchi accompagnati da un traditore. Nel tentativo di sottrarsi all’accerchiamento cade il compagno Nembo Commissario della Brgt. Carnia e vengono gravemente feriti i compagni Barba (comandante di Btg.) e Tom (comandante di compagnia) fucilati poi a Udine nelle carceri di via Spalato. Gli altri compagni riescono a fuggire nelle più dure condizioni: uno di essi, per quanto congelato ai piedi, riesce a portare in salvo un mitragliatore.
 
28 gennaio ‘45 - PANI
 
Il distaccamento Carnielutti del Btg. Friuli viene segnalato in malga Avedrugno ove con estrema difficoltà aveva potuto vivere nonostante a quasi giornalieri rastrellamenti della zona di Pani. Un nucleo di 300 S.S. parte da Ovaro per distruggere il distaccamento: data l’abbondante neve devono però ripiegare verso sera abbandonando nella neve molte armi e cassette munizioni.
Mentre parte del distaccamento si trasferisce in zona di Trava, parte decide di soggiornare ancora un poco in malga Avedrugno decisa anche a battersi fino all’ultimo.
 
 
9 febbraio ‘45   -  PASSO MAURIA
 
Un distaccamento del Btg. Stalin subisce un rastrellamento riesce a sganciarsi senza alcuna perdita causando al nemico due morti e parecchi feriti.                                                            
 
 
15 febbraio ‘45 - M   Lagana - FORNI DI SOPRA
 
Un distaccamento del Btg. Stalin subisce un rastrellamento riesce a sganciarsi nonostante l’abbondante nevicata causando al nemico 3 morti e 7 feriti.
 
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Onde rimpiazzare i dolorosi vuoti formatisi nei quadri, ed educare alla responsabilità il maggior numero di compagni, nella seconda metà di febbraio e nella prima quindicina di marzo si tengono corsi d’istruzione per commissari, comandanti e capi di S.M. Molte sono le difficoltà: dalla preparazione dei testi, alla difficoltà di far muovere i compagni responsabili ed esporli in massa al rischio di venir sorpresi con conseguente sfacelo delle formazioni.
 
 
28 febbraio ‘45PANI
 
Durante un rastrellamento effettuato in zona di Pani con puntate convergenti da Ampezzo, Muina, Raveo, Enemonzo, viene arrestato il compagno Guerra Commissario di Gruppo Brigate.
 
 
1 marzo ‘45 – PANI
 
Viene rinnovato un rastrellamento in zona Pani con conseguente bombardamento della malga Chiarzò.
 
 
2  marzo ‘45 - LOCALITÀ TOLVIS (Socchieve)
 
Un centinaio di cosacchi piomba di sorpresa sulla sede del Btg. Carnia. Durante lo sganciamento cade combattendo il compagno Grifo, Capo di S. M. della Brgt. Carnia e comandante il Btg. Carnia. Un compagno rimasto ferito riesce a nascondersi e sfuggire alla cattura. I cosacchi ebbero un morto e due feriti.
 
 
2 marzo ‘45 - BAGNI DI LUSNIZZA
 
Un compagno del Btg. Val Canale, introdottosi, furtivamente fra i vagoni di un treno merci in manovra, sgancia sedici vagoni che alla spinta della locomotiva escono dalla stazione e piombano a tutta velocità a Pontebba ove cozzano contro un altro treno merci fermo. Quindici vagoni erano carichi di viveri e tabacco diretti in Germania ed il sedicesimo portava la scorta tedesca. Risultato: 5 vagoni distrutti, i viveri asportati dalla popolazione, tutti gli altri vagoni e la locomotiva danneggiati; quattro tedeschi feriti gravemente.
 
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Il Btg. Val Canale si prodigò con tutti i mezzi in azioni di sabotaggio al materiale ferroviario come ad esempio e con particolar cura, per le locomotive introducendo polvere di smeriglio negli oleatori degli assi.        
 
 
3 marzo  ‘45 - MALGA AVEDRUGNO
 
Alle prime luci dell’alba un forte reparto di cosacchi si trova alla malga. Ma i nostri reparti, edotti della forza del nemico, s’erano spostati la sera precedente. Il nemico dà la malga in preda alle fiamme.
 
 
10  marzo ‘45  -  TERZO  (Tolmezzo)
 
Uomini del Btg. Magrini, dislocati nella zona, si impadroniscono di 2 cavalli cosacchi perché a corto di viveri. Ciò risolve momentaneamente la situazione che, dati i rastrellamenti e la vigilanza feroce, era critica. I cosacchi per rappresaglia, secondo il loro costume, fanno razzia di mucche.
 
 
15 marzo ‘45 - SAPPADA
 
II distaccamento del Btg. Stalin di stanza in zona di Forni di Sopra, poiché continuamente ricercato, con faticose marce si porta al rifugio De Gasperi, nell’alta Val Pesarina. Onde non farsi segnalare in zona organizza un faticosissimo servizio di rifornimenti da Sappada attraverso il Passo Sierra. Durante una di queste marce di rifornimento sorprende in una casa un capitano della S.S, e lo passa per le armi.  
 
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Nella seconda quindicina di marzo diventa particolarmente attiva e feroce l’azione del nemico nei confronti dell’Intendenza. I compagni vengono ricercati dovunque diversi vengono arrestati; ma ciò non intralcia la vita dei reparti, si trovano sostituti, ci si sposta, tutto col massimo entusiasmo. Si avvicina per quanto lentamente la primavera.
In tutto il mese hanno luogo insistenti rastrellamenti nella zona di Sauris, Pani, M. Arvenis, Rigolato.
In particolare il rastrellamento più feroce in questo periodo fu quello del 25 marzo nella zona dell’altipiano di Lauco e massiccio del M. Arvenis. Circondato il massiccio le truppe cosacche, dopo aver formato nella zona di Terzo un gruppo di manovra di 500 uomini, marciano verso l’interno divisi in tre colonne partite rispettivamente da punti opposti e tendenti su pian di Fusea, passo Duron e sella Navantes. Dopo aver rastrellato tutta la zona, le colonne si riuniscono a Cludinico portando seco 71 civili presi nei paesetti dell’altipiano. I nostri reparti non ebbero a soffrire perdite perché occultati, in buoni sotterranei. La popolazione fu derubata di viveri, bestiame e masserizie.
 
 
2 aprile  ‘45 -  RIFUGIO  DE GASPERI
 
II distaccamento del Btg. Stalin di stanza al rifugio De Gasperi viene sorpreso (al mattino presto in una giornata nebbiosa) prima che le sentinelle possano dare l’allarme in tempo per evitare l’accerchiamento. Nel tentativo di salvarsi con la fuga muoiono i compagni Renzo, Walter e Norma. Il distaccamento decide di resistere fino all’ultimo nell’interno del rifugio. La forza del nemico attaccante è di 250 uomini. Il combattimento durò 13 ore nel corso delle quali giunsero di rinforzo al nemico 150 uomini con mortai.
Durante la notte il distaccamento riesce ad eludere il cerchio di vigilanza pugnalando una sentinella, portando seco le armi dei compagni caduti (3 compagni russi erano caduti nel corso della lotta) e dopo aver reso inutilizzabile un mitragliatore pesante russo rimasto senza munizioni e che non avrebbero potuto portare con sé nell’ardua traversata sulle rocce. L’indomani il nemico, appoggiato da intenso fuoco di mortai, continuò l’attacco contro il rifugio in cui c’erano solo i sei compagni caduti e che fu dato alle fiamme. Numerosi (ma non accertato il numero) dei morti e feriti nemici.
 
 
5 aprile  ‘45VAL DEL BUT                          
 
Compagni responsabili della Brigata Val But hanno colloquio con ufficiali cosacchi che si mettono a disposizione. In località Salaris arrestano un tenente della Gestapo: cosacco da tre anni al servizio della S.S. che confessò aver operato nelle retrovie russe e francesi.                                                         
In questi giorni rastrellamenti nella zona Latteis - Sauris.
 
 
17  aprile ‘45
 
Quattro compagni catturano sulla strada Ampezzo - Sauris una carretta con quattro cosacchi fra i quali Nicolai, spia e traditore, già appartenente al Btg. Stalin.
 
 
25 aprile  ‘45
 
II nemico effettua attacco di sorpresa alla base del Btg. Gramsci che è anche sede della Brgt. Val But. Sotto il rabbioso tiro delle armi automatiche nemiche il reparto riesce ad abbandonare la base portando seco al completo il materiale.
Il Btg. Magrini giunge di rinforzo e con rapido movimento di pattuglie prende al fianco il nemico attaccante e con precise raffiche lo costringe ad abbandonare l’impresa ed a ripiegare.
Sopraggiungendo rinforzi al nemico i due Btg. ripiegano su linee arretrate dominanti.
Il nemico non si muove: i reparti nostri a notte cambiano zona per non lasciarsi agganciare l’indomani dal nemico in terreno nettamente sfavorevole.
 
 
25  aprile   ‘45
 
Tre compagni del Btg. Nassivera Leone disarmano 3 repubblicani recatisi a casa in licenza.
 
 
25 aprile  ’45 -  CEDARCHIS - CADUNEA
 
Compagni del Btg. Cristofoli prelevano nove cosacchi S.S. facendo bottino di sette mauser e due lanciabombe tedeschi con munizione abbondante.
 
 
25 aprile   ‘45
 
Azione isolata di nuclei dello stesso battaglione frutta sette cosacchi prigionieri.
 
 
26 aprile   ‘45  -  BAGNI DI LUSNIZZA (Tarvisio)
 
Compagni del Btg. Val Canale disarmano un ufficiale della Luftwaffe e diversi soldati che vengono poi accompagnati al confine austriaco. Bottino: 1 mitra, 4 fucili, 2 pistole.
 
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Così finisce il periodo duro ed ingrato dell’inverno carnico. Tutti attendono l’ordine per agire di nuovo i tedeschi ci hanno promesso una primavera di sangue. E sia. Ogni spirito è pronto.
 
 
Maggio   1945
 
Genova, Torino, Milano, liberate. L’ora tanto attesa dell’azione giunge quasi improvvisa. I reparti sono pieni di entusiasmo: li prende la febbre dell’azione, è prossima l’ora della liberazione. Sono giorni questi ultimi di aprile e primi di maggio di intensa passione neve in montagna e maltempo in valle: ma si raccoglieranno infine i frutti di inenarrabili fatiche. Le azioni militari e gli eventi precipitano in tal guisa che non ci permettono quasi di fare appieno il nostro dovere e di adempiere tutto quello che ci eravamo ripromessi.                                                               
Il numero stragrande di cosacchi (sono affluiti nelle nostre valli in questi giorni oltre 40.000 armati), il feroce loro proposito di compiere azioni di rappresaglia sulle inermi popolazioni per ogni azione militare compiuta ai loro danni, e l’armamento esiguo dei nostri esigui reparti, non permettono azioni in forza.
Si tentano trattative di resa: ma i cosacchi temporeggiano; esula dal loro concetto ogni idea di arrendersi ai garibaldini. Si accentreranno tutti in una località: bisogna fare in modo che ciò avvenga nel più breve tempo possibile, quindi batterli perché abbandonino al più presto i paesi ed attaccare presidi e gruppi isolati. L’azione ha inizio da Ovest.
 
 
29 aprile ‘45 - FORNI  DI SOPRA
 
II Btg. Stalin attacca una colonna nemica in numero preponderante. Dopo lungo combattimento il nemico si dà alla fuga lasciando sul terreno 7 morti e portando seco 7 feriti. Bottino: una macchina ed armi di vario tipo.
 
 
29 aprile  ‘45  -  MEDIIS
 
Il comandante della Brgt. Carnia viene improvvisamente arrestato. Un compagno del Btg. Stalin penetra in paese per creare confusione e favorire la fuga dello stesso. Ciò si verifica in pieno ed il compagno, approfittando dell’occasione, uccide un colonnello cosacco.
 

30
aprile  ‘45  - PASSO DELLA MAURIA
 
Un distaccamento del Btg. Stalin arresta un ufficiale e 8 soldati tedeschi con tre macchine, una moto, armi e munizioni.
 
 
LORENZAGO
 
Unito alla Brgt. Calvi Cadere un distaccamento del Btg. Stalin ferma numerosi reparti motorizzati tedeschi che vengono consegnati alle truppe alleate al loro arrivo.
 
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Durante il periodo che va dal 20 al 30 aprile il distaccamento del Btg. Val Canale, comandato dal compagno Carlo, compì le seguenti azioni:
 

21 aprile ‘45

 
A Resiutta fece disertare numerosi soldati tedeschi e si impossessa dì numerosi fucili, un mitra e una machine-pistole, grande bottino di munizioni.
 
25 aprile ‘45
 
Vari soldati della polizia tedesca vengono fatti disertare e dopo che ebbero versato numerose armi vengono accompagnati nella Val Aupa.
 
29 aprile ‘45
 
Il distaccamento assale il presidio a località Drevaus presso Moggio di guardia a una batteria antiaerei. Disarmati furono accompagnati nella Val Aupa.
 
30 aprile
 
Si disarmano otto soldati della Flak: anch’essi in Val Aupa.
 
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L’azione prende piede su tutta la regione carnica. Tutti i reparti premono da vicino le truppe cosacche: ovunque spuntano i partigiani: bisogna accelerare da parte del nemico lo sgombero di sempre più vaste zone.
 
 
1  maggio ‘45  -  MEDI1S
 
Attacco da parte di un reparto del Btg. Cossutti al locale presidio: il nemico è fortemente trincerato:  dopo breve: sparatoria si desiste dall’azione. I cosacchi in fretta e furia se ne vanno. Ampezzo è già sgombero. Libera la zona di Forni di Sotto e Forni di Sopra.
 
 
POZZIS   
 
Pattuglia del Btg. Nassivera Nembo s’impossessa dei  magazzini della Todt.
 
 
TOLMEZZO
 
Pattuglia di parlamentari del Btg. Magrini si schiera davanti al Municipio mentre un  compagno è in trattative: i colloqui di resa vengono troncati da un colonnello della S.S.
 
 
1 maggio  ‘45  -  PREONE
 
Una nostra pattuglia che controlla il ponte di Preone attacca de­cisamente una colonna nemica che lo attraversa. Perdite inflitte: 15 morti e 4 cosacchi feriti. La reazione nemica fu immediata ed in seguito al mancato funzionamento del nostro fucile mitragliatore la pattuglia deve ripiegare.
 
 
2  maggio ‘45  -  CHIALINA
 
II Btg. Leone Nassivera, sfumate le possibilità di resa del presidio, attacca in collaborazione con elementi osovani. Dopo accanita lotta una parte si arrende: 65 sono i prigionieri. Un nucleo di circa 50 uomini resiste asserragliato in una casa, un compagno riesce a portarsi sotto con una cassa d’esplosivo ed accendervi la miccia. La casa crolla quasi al completo: gli ostinati maciullati fra le macerie.
 
OVARO
 
Un distaccamento del Btg. Leone con l’aiuto di reparti osovani e 30 georgiani ribellatisi ai cosacchi attacca il presidio di Ovaro.
Inutile ogni trattativa del C.L.N e dei reparti: la resa promessa per le ore 20 non ha luogo. I cosacchi rispondono con lancio di bombe a mano. All’alba del 3 ha inizio l’azione. I nostri serrano sotto. Dopo lunga azione di fuoco si tenta di far saltare l’edificio ma l’esplosivo anziché esplodere brucia. Un compagno riesce dal vicino edificio municipale ad arrampicarsi sul tetto e di lì bersaglia il nemico di bombe a mano. Parte degli assediati è uscita e catturata, quando i rimanenti stanno per cedere perché l’edificio è in fiamme giunge una colonna proveniente da Villa Santina che, con manovra avvolgente, accerchia il paese e tiene sotto il suo fuoco partigiani e civili del luogo facendo scempio di ogni uomo o cosa che trova. Sotto la pressione esercitata dalla colonna rafforzata da cannoni 47/32 i nostri reparti ripiegano lasciando sul terreno il comandante di una compagnia, compagno Osoppo, e otto compagni georgiani. Degli 80 cosacchi asserragliati nella caserma, 20 soltanto escono vivi. 18 civili sono le vittime della loro belluina ferocia.
 
SOCCHIEVE
 
Verso le due del mattino il presidio nemico di Socchieve abbandona il paese. Il movimento avviene indisturbato verso Villa Santina gli uomini dei Btg. Cossutti e Grifo, a causa dell’intensa oscurità e della pioggia che da tre giorni continuava senza sosta, erano stati costretti a ripiegare verso la mezzanotte.
Alle prime luci dell’alba gli uomini di questi battaglioni entrano in Socchieve, arrestano 15 sbandati, proseguendo la marcia alla volta di Enemonzo e Villa Santina.
 
VILLA  SANTINA
 
Dal Btg. Nembo 60 cosacchi vengono fatti prigionieri. Con l’aiuto di pattuglie dei Btg. Cossutti e Grifo, sopraggiunti, altri 30 cosacchi vengono rastrellati.
 
MOGGIO
 
Il  Btg. Val Canale dispone uomini per servizio di guardia alla centrale Formolli, in località Dravaus, impedendo l’opera di sabotaggio alla stessa da parte dei tedeschi.
 
TOLMEZZO          
                                                          :
Nella cittadina intanto proseguono le trattative di resa incondizionata delle truppe tedesche e cosacche. L’esito è negativo: le truppe occupanti riaffermano la volontà di non voler cedere le armi; qualora fossero stati attaccati minacciano che gli esempi di Ovaro e di Avasinis (72 morti civili) si sarebbero ripetuti su più vasta scala, avrebbero dati i paesi alle fiamme e ucciso civili.
 
ZOVELLO                                                                
 
Le  operazioni di rastrellamento del  Btg. Gramsci condussero all’arresto di 14 militari tedeschi ed un repubblicano.
 
 
3 maggio ‘45  - MOGGIO                                                              
 
Alcuni compagni del Btg. Val Canale scendono verso Moggio ad intimare la resa ad un reparto S.S. Il compagno Carlo cade colpito da raffica.
 
TOLMEZZO
 
Si riesce a far disertare 7 ufficiali tedeschi.
 
VILLA   SANTINA
 
Nostri compagni a colpi di pistola uccidono, in località Chiassis, il generale Krasnov, successo al generale Wlassow nel comando generale delle truppe cosacche, che marciava a breve distanza da un gruppo di 50 armatissimi cosacchi dall’inseguimento dei quali riuscivano a sfuggire.
 
VILLA  DI  VERZEGNIS - CHIAULIS
 
Un nucleo del Btg. Nembo, protetto da una squadra scende in località S. Stefano e blocca una macchina con a bordo un colonnello e due maggiori cosacchi.
 
PUSEA
AZIONE DELLE FORMAZIONI OSOPPO

 
Il presidio del luogo (12 uomini) viene catturato.
 
FORMEASO
 
II presidio del  luogo viene catturato (4 prigionieri e 17 armi)
 
4 maggio ‘45
 
In tutta la zona carnica libera continuano le operazioni di rastrellamento: cosacchi e loro famiglie, arrestati 158.
 
TOLMEZZO       
 
Negativo proseguire delle trattative con i  comandi cosacchi e tedeschi.
 
 
5 maggio ‘45  -  TOLMEZZO                   
 
Si cattura un maresciallo tedesco con l’autista e relativa macchina. Un compagno ottiene garanzia da un tenente tedesco che i ponti minati di Caneva e Avons non verranno fatti saltare. Successivamente ottiene di poter togliere le cariche.
Nella zona di Ravascletto vengono rastrellati 18 cosacchi e 6 cavalli.
 
 
5 maggio ‘45 - VAL SAISERA (Val Fella)
 
La compagnia di Val Bruna del Btg. Val Canale, avuto sentore che cinque macchine sì erano recate alla polveriera di Val Saisera per minarla recatasi sul posto e constatato ciò esser vero, attende al ritorno l’ultima macchina che avrebbe assolto il compito di far brillare la carica immettendo corrente nel circuito. Appostati ai lati della strada i compagni lasciano passare le prime 4 macchine, arrestano l’ultima, e costringono l’equipaggio a tagliare i conduttori principali e poi li trattengono prigionieri. La polveriera conteneva 65.000 granate da 149, 50.000 granate da 88, varie tonnellate di tritolo, diverse migliaia di casse di munizioni d’ogni tipo, molti strumenti di precisione per artiglieria, e varie macchine. In località di Paluzza vengono rastrellati 36 cosacchi.
 
 
7 maggio ‘45 - VAL BRUNA
 
Compagni del Btg. Val Canale accortisi che nel deposito di carburante fra Val Bruna e Ugovizza, cinque soldati tedeschi stanno mettendo le micce per farlo saltare, riescono a metterli in fuga. Saltano in aria 50 bidoni cui era già stata accesa la miccia: si salvano invece alcune centinaia di fusti di olio e nafta.
 
 
8, 9, 10 maggio ‘45

Le Brgt. Val But e Carnia nei continui rastrellamenti catturano centinaia di sbandati, uomini, donne, vecchi, bambini, che fanno affluire a Tolmezzo.