AUGE UM AUGE
ZAHN UM ZAHN !

OCCHIO PER OCCHIO DENTE PER DENTE!


Il Comandante della Zona d'operazione Litorale Adriatico

Oggetto: Condotta della lotta da parte delle bande.

Ordine n. 9

I. In seguito al trasferimento della 71a divisione di fanteria e all'impiego della 162a divisione di fanteria (Turkmeni) lungo il litorale, le bande hanno preso respiro.
Esse terrorizzano la popolazione, depredano bestiame e generi alimentari e reclutano su vasta scala con leva coatta.
Uccidono dietro le spalle soldati tedeschi, assalgono automezzi e colonne, fanno saltare strade e ponti, saccheggiano trasporti di derrate alimentari; distruggono comunicazioni telefoniche e telegrafiche, massacrano prigionieri e oltraggiano i cadaveri di soldati tedeschi.

Il mese e mezzo che corre dal 1° gennaio al 15 febbraio 1944 ci è costato 503 vittime tra morti e feriti, tra i quali 3 comandanti.

Sono stati registrati:

181 aggressioni alla Wehrmacht,
125 attentati contro le ferrovie,
22 attentati con esplosivi contro ponti stradali e ferroviari,
25 sabotaggi di maggiore rilievo a linee telefoniche e telegrafiche,
68 automezzi distrutti o seriamente danneggiati.

II. Questa è battaglia grossa per ordine delle potenze nemiche.
Risulta inoltre da documenti catturati, che la condotta delle bande prepara sistematicamente l'insurrezione popolare generale per "il giorno”, ossia il giorno in cui gli anglo-americani sbarcheranno sulle nostre coste.

III. Incombono quindi gravi pericoli; poiché la difesa delle coste è minacciata alle spalle se l'entroterra è in preda alla furia delle bande, la direzione della lotta è paralizzata se le comunicazioni sono interrotte. L'insicurezza delle vie di comunicazione impedisce l'afflusso di rinforzi, arresta i rincalzi di armi, munizioni e vettovagliamento.

IV. In questa situazione non c'è che un imperativo:

Terrore contro terrore,
occhio per occhio
dente per dente!

V. Gli imperativi più importanti nella lotta che conduciamo contro i banditi.

1. Dobbiamo sostituire la forza numerica che ci manca con la durezza nella condotta della guerra, energia nell'azione e abnegazione di ogni singolo.

2. Nessun riguardo per le proprie comodità. Nessuno può pretendere un "quartiere invernale."
Cercare il nemico dove ne sia accertata la presenza, fosse sulla vetta del Monte Nevoso o del Tricorno. Bisogna perseguitarlo a morte.

3. Il nemico realizza i suoi misfatti principalmente di notte. Di conseguenza dobbiamo trasformarci anche noi in animali notturni e imparare a bloccare di notte le trame notturne del nemico. Sono necessari rapidi spostamenti.

4. Solo l'attacco conduce alla meta.
Chi in caso di attacco nemico si rintana, è perduto in partenza. In ogni caso crea difficoltà ai comandi, che devono impiegare forze per stanarlo.
Non conosco casi di bande che abbiano resistito sino all'ultimo di fronte a un serio attacco, foss'anche di piccolissime unità.
Conosco invece molti casi in cui sono stati sopraffatti caposaldi e distrutti reparti perché si limitavano alla difensiva.

5. Tutto dipende dall'energia e dall'abnegazione dei comandanti.
In caso di impiego di una forza superiore a un plotone, il comando spetta personalmente al comandante di compagnia.
In caso di impiego di una forza superiore a una compagnia, il comando spetta personalmente al comandante di battaglione.
In caso di impiego di una forza superiore ad un battaglione, il comando spetta personalmente al comandante di reggimento.

6. Nella lotta è giusto e necessario tutto ciò che conduce al successo.
Coprirò personalmente ogni misura che sia conforme a questo principio.

7. Nel trattamento dei banditi e dei loro volontari collaboratori si impone estrema durezza.
I banditi catturati devono essere impiccati o fucilati.
Chi appoggia volontariamente le bande accordando ricetto o sostentamento, nascondendo la loro presenza o con altri mezzi, è degno di morire e di soccombere.

8. Chi sia stato comprovatamente costretto con il terrore a prestare passivamente aiuto alle bande deve essere trattato con maggiore mitezza (per esempio deportato al lavoro coatto).

9. Bisogna risparmiare chi sia innocente. É importante conquistare e conservare la fiducia e la collaborazione delle parti della popolazione ben disposte nei nostri confronti con un trattamento equo e corretto. É triste, ma d'altronde inevitabile, che nella lotta rimangano talvolta stritolati nei beni e nella vita anche innocenti. Essi ne rendano grazie alle bande. Non siamo stati noi a inaugurare la guerra per bande.

10. Misure collettive contro villaggi, ecc. possono essere comminate soltanto in rapporto diretto di luogo e di tempo con azioni di combattimento e soltanto da ufficiali di grado da capitano in su. Esse avranno luogo quando la popolazione nel suo complesso abbia volontariamente appoggiato le bande. Per il resto, le misure collettive abbisognano della mia autorizzazione.

VI. Non è il caso di approfondire ulteriormente in questa sede che cosa è prescritto, che cosa consentito o proibito. Dopo tre anni di guerra per bande ogni comandante sa senz'altro che cosa si conviene. Valgono anche nella Zona d' operazione L. A. i principii di cui alI'«Istruzione per la lotta contro le bande in oriente.»

VII. In conclusione:
Le bande dal punto di vista numerico sono di molte volte a noi superiori. Esse mirano a ucciderci con la segreta insidia. In tal modo, e per mezzo del sabotaggio di ogni tipo, esse vogliono recare aiuto ai Sovietici, agli Inglesi e agli Americani nella lotta di annientamento che essi conducono contro il popolo tedesco che lotta duramente per la sua esistenza e contro la nostra patria.
Il nostro compito è quello di annientare le bande. Si impone l'estrema durezza contro le bande e nei confronti di
noi stessi.
Solo l'attacco conduce alla meta.
Ma decisivo è sempre il comandante. Tutto dipende dalla sua energia, dalla sua abnegazione, dal suo slancio e dalla sua aggressività. Questo vale per tutti, dal caporale al generale.

Agite di conseguenza!

[a mano: bene]

f.to  Kübler
Generale delle truppe da montagna


Ordine da trasmettere sino alle compagnie.
I suoi principi devono essere inculcati continuamente
nella testa di tutti gli ufficiali, sottufficiali e gregari.

 



Dopo l'8 settembre 1943 i tedeschi poterono agevolmente prendere il controllo dell'Italia, dato che l'esercito regio - in mancanza di qualsiasi direttiva da parte degli Alti Comandi - si era andato sfaldando.
In Friuli - Venezia Giulia, invece, la rapida formazione di consistenti nuclei partigiani mise in discussione questo controllo, addirittura minacciando seriamente le vie di comunicazione che dovevano garantire i rifornimenti delle truppe naziste.
Di qui la particolare violenza con cui il gen. Kübler, comandante militare della zona, ordinò di operare nelle azioni antipartigiane. Il documento qui riprodotto (già pubblicato in
Movimento di Liberazione in Italia, n. 86, 1967) testimonia appunto l'estrema durezza delle direttive.