Messaggero Veneto 8 marzo 1955 Il
"Patriarca della Carnia" e la figlia La scoperta del cadavere ha, così, dato risposta ad uno dei tanti interrogativi su un fosco episodio di sangue verificatosi in alta montagna, sopra Raveo, nella notte fra sabato e domenica: un duplice delitto che il più fitto velo di mistero ed una ridda di supposizioni rende ancor più tenebroso. Il primo interrogativo era costituito dalla scomparsa dell' "Ors di Pani", quell'Antonio Zanella di anni 68 - che può considerarsi il "patriarca della Carnia" - dopo la scoperta, avvenuta domenica mattina, del cadavere della figlia Maria Zanella di anni 42, soppressa nella sua casa con un colpo di fucile da caccia in pieno petto. La misteriosa vicenda di sangue è iniziata sabato sera, quando due sciatori Pier Arrigo Carnier da Comeglians e Lodovico Gressani da Luint di Ovaro, bussarono alla porta dell'abitazione dell'"Orso di Pani", un vecchio dalla folta e ispida barba bianca che tutta la Carnia conosce per la sua bizzarra personalità e per la cospicua fortuna che possedeva. Lo chiamavano l'"Orso" per una spiccata ritrosia a scendere in piano: viveva fra i monti, nella solitaria località di Pani, fra alcuni stavoli che, per lo più erano di sua proprietà. I due sciatori, sfidando la bufera di neve che ha raggiunto in Pani l'altezza di un metro, s'erano arrampicati fin lassù per trascorrere la domenica in compagnia dello Zanella che volentieri apriva la porta della sua ospitale dimora a quanti raggiungevano il suo eremo, dove viveva con la figlia Maria: ma la donna non era in casa e "Ors" li accolse invitandoli a cena e offrendo loro ospitalità per la notte. Il Carnier e il Gressani, dopo un breve colloquio, lasciavano allo Zanella i loro zaini per portarsi in uno stavolo a qualche centinaio di metri di distanza per salutare alcuni amici. Durante il cammino si imbattevano nella figlia dello Zanella, che stava rientrando da una gita a Tolmezzo, e alla donna confermarono che avrebbero trascorso la notte nella di lei casa. I due sciatori Dopo circa
mezzora i due sciatori si accomiatavano dagli amici per tornare all'abitazione
dell'"Ors" costituita da una cucina e due stanze da letto: nell'oscurità
fra un turbinio di neve, essi intravvidero, forse addossata alla porta
della casa, una figura d'uomo che teneva fra le mani, con la canna rivolta
a terra, un fucile; sulla schiena appariva la sagoma di uno zaino. Convinti
che si trattasse del loro ospite, il Carnier e il Gressani gridarono:
"Toni, sei tu?". Nessuno risponde Al mattino,
con altri valligiani, bussarono nuovamente alla porta dello Zanella, ma
senza ottenere risposta. L'uscio fu spinto e un raggelante spettacolo
si presentò ai loro occhi. Maria Zanella giaceva a terra, in cucina,
cadavere; era stata uccisa con un colpo di fucile da caccia esploso a
distanza ravvicinata, in pieno petto. La rosa dei pallettoni del tipo
"campagnolo", quelli che servono per la caccia dei camosci,
le aveva squarciato il torace. La donna, quando fu raggiunta dalla micidiale
scarica, era seduta al buio, in cucina su una sedia. I segni di un secondo
colpo apparivano sul muro. L'"Ors di Pani" non era in casa:
la sua stanza appariva in ordine, mentre quella della figlia era stata
messa sossopra: i tiretti dei mobili erano stati rovistati e gli indumenti
sparsi qua e là. Sul comò, bene in vista, era uno scatolone
di borotalco che conteneva braccialetti, anelli, orecchini e rottami d'oro
di proprietà della donna, per un peso di circa un chilo. Poi a Villa Santina, a Tolmezzo e in tutta la
Carnia ci si chiedeva, frattanto, quale fine avesse fatto l'"Ors
di Pani" e quale relazione avesse la sua scomparsa con l'uccisione
della figlia. A tale proposito furono avanzate dalla popolazione numerose
ipotesi, ivi compresa quella di un possibile omicidio da parte del vecchio
"patriarca di Pani", il quale, pur essendo sulla soglia dei
settant'anni, era ancora un uomo robusto, energico, autoritario. Ed era
nota, in paese e altrove, la natura dei suoi rapporti con la figlia, per
cui si supponeva che la donna si fosse ribellata, ad un certo momento,
al padre e che questi l'avesse uccisa in un impeto d'ira per poi fuggire
sui monti a cercare la morte. Il cadavere sotto la neve Dopo la scoperta del cadavere di Maria, erano partiti, da Raveo, due valligiani: i fratelli Primo e Giacomo Facchin. S'erano assunti l'incarico di governare la stalla del vecchio Toni che personalmente badava alla cura di 23 mucche e 150 pecore (fino a pochi anni or sono possedeva più di cinquecento capi di bestiame).I due, alle otto di ieri mattina, si portarono nello stavolo che dista non più di cinquanta metri dalla baita abitata dall'"Ors" e dove fu rinvenuta cadavere la figlia, e scorsero, sulla neve, un braccio sporgente. Sotto la spessa coltre era il cadavere del "patriarca di Pani". Appariva orrendamente mutilato al volto e, sotto braccio, teneva due coperte. La mano destra, chiusa a pugno, stringeva il sostegno di una lampada ad acetilene. Non c'era all'ingiro alcuna arma, per cui si scartò subito l'ipotesi di suicidio. Il delitto ha potuto così essere ricostruito: dopo aver preso commiato dal Carnier e dal Gressani, lo Zanella era uscito di casa per portarsi nel vicino stavolo a munirsi di due coperte che avrebbero dovuto servire per il giaciglio degli ospiti; stava scendendo la scala a pioli, con le coperte sotto il braccio e la lampada accesa sulla destra, quando fu raggiunto dalla fucilata sparata a brevissima distanza, come testimoniano gli effetti della rosa di pallettoni "campagnolo" sul suo volto. Lo sventurato cadde all'indietro, mentre l'omicida si allontanava nella bufera, forse per completare il suo misfatto nella casa del vecchio, per timore che la figlia avesse sentito il colpo di fucile; o forse, in quel momento, la donna era già stata uccisa. Comunque lo stesso schioppo da caccia ha finito, nel giro di pochi minuti, padre e figlia. |