I soldati italiani deportati


Nel mese di settembre e nei successivi mesi del 1943, anche per molti soldati si consuma la tragedia dell'internamento in Germania.
Lasciati senza ordini dai comandi militari e catturati dai tedeschi, vengono inviati negli Stalag in Germania e privati di ogni protezione internazionale.

I militari italiani internati furono 650.000, dei quali 40.000 perirono nei lager. I prigionieri italiani non erano trattati secondo gli accordi internazionali sui prigionieri di guerra, erano mal nutriti e obbligati a lavorare.
Gli internati sono costretti ad una condizione di vita miserevole, stipati nelle baracche in condizioni disumane, sottoposti a lunghe ed estenuanti "conte" all'aperto e a continue angherie; la loro alimentazione quotidiana è costituita da un litro di acqua e rape, 200 grammi di pane nero e 20 grammi di margarina.
Ad essi viene offerta la possibilità, con un allettante e capillare opera di propaganda, di aderire alla Repubblica sociale e di rientrare subito in Italia per continuare la guerra a fianco dei tedeschi.
Periodicamente veniva proposto l'arruolamento nei reparti della Repubblica Sociale Italiana, ma il 90% dei soldati e il 70% di ufficiali si rifiutarono. Una parte dei militari che avevano aderito alla RSI, una volta rientrati in Italia si nascosero o si arruolarono nelle formazioni partigiane. Non sono stati rari i casi di prigionieri militari inviati a lavorare nei campi di sterminio e trattati alla stessa stregua dei prigionieri politici.

Non si conosce il numero esatto dei militari della Regione Friuli - Venezia Giulia internati, anche se stime approssimative indicano la cifra di 30.000 uomini. Sappiamo però che perdono la vita negli Stalag 1.200 soldati per gli stenti, le violenze, le malattie, i bombardamenti; 167 muoiono nei campi di sterminio dove vengono inviati per i più disparati motivi, ma in generale per essersi ribellati alla angherie e ai soprusi tedeschi.

Gli internati militari in Germania hanno la qualifica ministeriale di "Volontari della Libertà", così come i partigiani.



Oltre ai militari gli italiani deportati nei campi di concentramento e di sterminio furono circa 40.000, di cui circa 29.000 erano politici e circa 7.000 ebrei.
Dopo la terribile esperienza dei lageri ritornarono in Italia alla fine del conflitto soltanto 4.000 persone: 36.000 morirono invece di stenti, sevizie o nelle camere a gas dei lager nazisti.

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