Perché queste immagini

E ciascuno di quegli uomini, di cui pochi sono sopravvissuti, avrà avuto un’infanzia, una madre, delle amicizie, degli amori, degli slanci di generosità, delle passioni e dei vizi, delle preferenze e delle avversioni.“
(Paul Steinberg, Un altro mondo, Teadue, 2000)

Mi sono avvicinato al complesso universo della deportazione per caso, attraverso il diario di un sopravvissuto. Poi sono venute altre letture, altre testimonianze, altre storie. Memorie intime e corali. Ma anche eterne ed effimere se destinate a rimanere solo nella mente di chi legge pagine scritte.
Fotografare ha significato provare a dare alle loro parole occhi, labbra, volti. Perché dietro a questi visi stanno tragedie individuali ma anche grandi percorsi. Dietro a questi volti si possono infatti scorgere più tracce: la storia collettiva della deportazione italiana, la vicenda personale di chi è stato deportato e la conoscenza diretta delle persone ritratte.
Scriveva Primo Levi: “Sono un uomo normale di buona memoria che è incappato in un vortice”: questa potrebbe essere la definizione di queste persone e della loro esperienza di piccoli-grandi testimoni che raccontano cose straordinarie.
In queste immagini non v’è completezza ma solo il tentativo di aiutare a raccontare le vite di uomini e donne che devono la loro eccezionalità alla loro normalità, così come la speranza di continuare quanto iniziato con le loro testimonianze.

Simone Gosso
simonegosso@hotmail.com

Simone Gosso, nato nel 1969 a Torino, vive e lavora a Brandizzo (TO). Inizia a fotografare nel 1986 e da anni conduce un approfondito lavoro sui ritratti fotografici.

Per gentile concessione dell'Autore pubblichiamo qui alcune fotografie dal volume: Sopravvissuti. Ritratti storia memoria, Alinari, 2004.
Si ringraziano l'ANED e la Casa Editrice Alinari.