Perché queste immagini “E ciascuno
di quegli uomini, di cui pochi sono sopravvissuti, avrà avuto un’infanzia,
una madre, delle amicizie, degli amori, degli slanci di generosità,
delle passioni e dei vizi, delle preferenze e delle avversioni.“ Fotografare ha significato provare a dare alle loro parole occhi, labbra, volti. Perché dietro a questi visi stanno tragedie individuali ma anche grandi percorsi. Dietro a questi volti si possono infatti scorgere più tracce: la storia collettiva della deportazione italiana, la vicenda personale di chi è stato deportato e la conoscenza diretta delle persone ritratte. Scriveva Primo Levi: “Sono un uomo normale di buona memoria che è incappato in un vortice”: questa potrebbe essere la definizione di queste persone e della loro esperienza di piccoli-grandi testimoni che raccontano cose straordinarie. In queste immagini non v’è completezza ma solo il tentativo di aiutare a raccontare le vite di uomini e donne che devono la loro eccezionalità alla loro normalità, così come la speranza di continuare quanto iniziato con le loro testimonianze. Simone Gosso Si ringraziano l'ANED e la Casa Editrice Alinari.
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