OMBRE UMANE 
      Case abitate 
        dall'uomo 
        ore solitarie e senza fumo 
        Lo schioppettare del fuoco 
        il belare delle pecore 
        il canto del gallo 
        ora solo silenzio. 
        Non più voce umana 
        dentro è rimasta. 
        Solo la fuliggine incarnata 
        sul soffitto increspato. 
        Sui muri le ombre dell'uomo 
        con le sue preghiere 
        BATTILO IL NEMICO
        
     Attacca Partigiano 
        attaccalo ovunque lo trovi 
        il nemico. 
        Non lasciargli spazio 
        per accerchiarti 
        sorprendilo e inchiodalo 
        sul suo terreno 
        questa è la guerra. 
        Non fermarti mai 
        di battere il nemico 
        anche se hai fame e freddo 
        stringendo i denti 
        ripiega quando sei rimasto solo 
        senza munizioni
         
      PARTIGIANO: LA TUA MORTE
        
     La morte passerà  veloce, 
        da un raffica di  mitra 
        ti farà crescere  gerani rossi 
        nel corpo. 
        Qualcuno forse ti  chiuderà gli occhi 
        senza sapere chi sei, 
        e magari 
        dirà una preghiera. 
        Ormai non ci sarà più  
        odore di salmastro e  di sudore 
        sulla tua pelle  bruciata, 
        né piega amara sulla  tua bocca.
        Aprile 1952
        
         
      MIO PADRE ERA MURATORE
        
     Ho sognato questa  notte 
        mio padre. 
        Lui era muratore 
        e quando trovava gli  amici 
        parlava solo del  lavoro. 
        Ora non fa più alcun  mestiere: 
        e non parla più.
        Ampezzo, giugno 1964
        
         
      CAMMINO COL TEMPO
        
     Terra della mia  terra, qui 
        dove il giorno  cammina. 
        Sbiadite ombre  fuggite col tempo 
        dove solo resta, 
        intatta, l'opera  degli avi. 
        Guardai l'alba come  coloro 
        che costruirono muri 
        di strade e paesi, 
        con gravi e pesanti  pietre. 
        Guardo al tramonto  dei miei giorni 
        dalla storia  dell'uomo 
        e dal cammino lungo 
        che ci ha portati fin  qui; 
        aspettando prima  dell'ultima fatica 
        l'aurora rossa, 
        con in grembo la  pace.
      
              Ampezzo, 10 gennaio  1965 
      
       
        LA PIETÀ DELL’UOMO
         
      
      Io non voglio da  nessuno pietà: 
        il mio cuore batte il  tempo 
        non bisogna farsi  vedere a soffrire. 
        Strizzati con il  lenzuolo 
        della lavandaia. 
        Asciugati al sole, 
        evaporare ogni  elemento 
        che chieda altrui  pietà. 
        La pietà finisce  l’uomo 
        E il suo cuore 
        Non batterà più il  tempo. 
      
      Ampezzo, luglio 1968
         
      
       
        LE TORCE
         
      
      Stringi le labbra dal  dolore, tacendo, 
        anche se vorresti  gridare in faccia 
        ai carnefici e ai  complici 
        che hanno ucciso i  tuoi figli, 
        e bruciato la tua  casa. 
        S’innalzano le travi  carbonizzate 
        come mani che  implorano: 
        gli scampati, per  fortuna.Unitevi uomini  oppressi, 
        levate in alto le  vostre torce, 
        perché possano essere  seguite 
        da torce più grandi!
        E che la storia le  conservi vive 
        Illuminate ai  posteri.
      
      Ampezzo, 10 dicembre 1969
         
      
       
        ROCCE ROSSE
         
      
      Crepacci innalzati  come torri, 
        tinti di rosso la  sera. 
        Il vento fischia da  oriente 
        Il tramonto è chiaro, 
        la luce color di  rubino. 
        Attendo che il cielo  s’illumini, 
        con i suoi carri  stellati, 
        che passano da sud a  nord 
        carichi come ogni  sera 
        di pensieri e di  illusioni 
        fino all’arrivo  dell’alba. 
      
      Ampezzo, 26 ottobre 1976
         
      
       
        MIO FRATELLO
         
      
            Quando ero piccolo 
        mio fratello 
        mi teneva in braccio, 
        o mi dava la mano 
        per raccontarmi le  fiabe. 
        Io mi ricordo di  quelle fiabe 
        che mi insegnavano 
        a conoscere la vita. 
        Ora mio fratello 
        al di là dell’oceano  sta 
        sotto una pietra  scolpita, 
        con la parola  “emigrante”. 
      
      Ampezzo, 26 dicembre 1976
         
      
       
        PRIMAVERA
         
      
              È da tempo che ti  aspetto 
        primavera! 
        Una volta aprivi i  tempi 
        delle speranze, 
        con il verde ed i  fiori 
        e lo scorrere dei  ruscelli 
        gonfiati sciogliendo 
        la neve dell’inverno. 
        Oggi sei impazzita  anche tu 
        come la mente umana. 
        Chissà se potrò 
        incontrarti ancora, 
        come ti aspettavo 
        nell’infanzia ormai  lontana, 
        ma sempre viva nei  miei ricordi. 
      
              Ampezzo, 25 maggio 1978
         
      
       
        IL TEMPO
         
      
            Spaccando la roccia 
        ho trovato una forma, 
  è un segno di vita 
        vissuta. 
        Vissuta realmente 
        centinaia di milioni  d’anni fa 
        che il tempo creato 
        dalla mente dell’uomo 
        non sa ancora  decifrare. 
        Per quel ch’è vero 
        la vita è venuta da  lontano, 
        da molto lontano 
        e l’uomo non sa più contare. 
      
      Ampezzo, 25 maggio 1978
         
      
       
        SOLE ROSSO
         
      
      azze tutti  parlano 
        di libertà e di pace, 
        la strada che vediamo 
        dietro di noi è  insanguinata 
        davanti è piena di  ostacoli, 
        e tutti  si fregano le mani 
        scacciando la verità  che scotta. 
        In fondo  all'orizzonte, 
        il sole è ancora  rosso:  
        solo lui non è  ipocrita, 
        tutto il resto  dell'umanità 
  è fredda  impercettibile 
        il senso del calore. 
      
      Ampezzo, 11 luglio 1978
         
      
       
        RITORNEREI
         
      
            Quanta felicità  proverei 
        se madre natura mi  riconducesse 
        nella placenta di mia  madre 
        e m’immergesse 
        nel liquido amniotico 
        per lavarmi la mente 
   e il corpo incrostati 
        dalle impurità del  progresso: 
        sopportato fin qui  dalla nascita 
        come componente 
        di questa società  malefica 
        inzuppata d’ipocrisia. 
      
      Ampezzo, luglio 1978
         
      
       
        L’URLO
         
      
      È passata di qui come  un uragano, 
        la battaglia, 
        falciando l’uomo 
        e le cose che lui  creò. 
        Cadaveri di uomini e  di cavalli; 
        feriti che gemono dal  dolore 
        che un ragazzo  sommerge con le sue urla. 
        Sembra di udire  l’urlo universale 
        di tutti gli uomini 
        che soffrono questa  dura realtà. 
      
      Ampezzo, 27 luglio 1978
         
      
       
        MADRE
         
      
            Le tue mani callose e  rattrappite 
        con fatica  accarezzano 
        l’infante nipotino. 
        Le tue gambe non ti  reggono, 
        zoppicando inciampi, 
        maledicendo il tempo 
        che passa continuamente. 
        Madre, stanca dagli  anni 
        dalla fatica e dal  dolore 
        che curvar fanno la  tua schiena 
        come la spiga di  grano 
        maturata dal sole  d’estate. 
      
              Ampezzo, 3 febbraio 1979
         
      
       
      CALA LA NOTTE 
      
         
        Quale verità  raccontate 
        uomini folli, 
        la dialettica che  adoperate 
        per incalzare la  mente 
        dei vostri simili. 
        Non rispettate più, 
        nemmeno le regole 
        del diritto  acquisito. 
        Stiamo ormai  perdendoci 
        sulle strade  dell’ossessione. 
        Imprechiamo  continuamente 
        e il tempo passa 
        sempre più  intollerante. 
        Cala sulle nostre  notti 
        l’incubo del domani: 
        che sarà di noi? 
        chi sarà a  giudicarci? 
        degli errori cullati 
        senza aver capito 
        l’amaro incontro 
        della pungente  realtà.
      
      Ampezzo, 20 maggio 1979 
      I POTENTI
         
      
      Quando i potenti 
        ti avranno piegato e  deriso, 
        il silenzio calerà  sulla tua casa. 
        Dimmi come farai 
        a guardare il cielo, 
        per sognare la tua  libertà; 
        la libertà di tutti. 
        Ormai siamo gonfi 
        di parole vuote e  ricattatrici, 
        senza alcune  speranza. 
        Per guadare il fiume  della salvezza, 
        non occorrerà più  scalzarsi 
        perché non vi è più  acqua. 
        I potenti l’hanno  prosciugata 
        e ora calpestano 
        sempre di più 
        l’umanità oppressa. 
      
      Ampezzo, 2 novembre 1980
         
      
       
        LA  MIA STORIA
         
      
            Io sono come un  ciottolo 
        staccato dalla  montagna, 
        rotolato fra massi 
        sgretolato in  continuazione: 
        rimpicciolendo. 
        Arriva nei rivoli  d'un torrente 
        e lì trascinato nei  vortici 
        dalle acque limpide, 
        non ancora inquinate 
        dalla sapienza umana. 
        Anche in questo  ambiente 
        cambia continuamente  forma; 
        levigato come un  gioiello 
        ridotto all'essenza, 
        continua il viaggio 
        per disperdersi nei  meandri 
        della storia del  Mondo. 
      
              Ampezzo, 18 giugno 1981.
         
      
       
        LA NOTTE DEI TEMPI
         
      
            Accovacciato a  ridosso di una roccia 
        sto scrutando  l’infinito. 
        Divaga lontano il  pensiero, 
        sempre più lontano, 
        alla ricerca della  notte dei tempi 
        con il suo bagaglio  di storia, 
        da poter esaminare. 
        Dietro alle mie  spalle è incarnata 
        un’epoca  lontanissima, 
        ma tanto vicina 
        con la sua identità  cronologica. 
        Questa non è leggenda 
        ma l’evolversi di  ieri e di oggi. 
        Indipendentemente 
        dalla mente  ossessionata, 
        dell’animale uomo. 
      
      Ampezzo, 10 agosto 1981
         
      
       
        PERCHÉ PIANGI
         
      
            O madre mia, perché  piangi 
        ogni volta che in  ritardo 
        torno a casa tua? 
        Lo so perché tu  piangi 
        non vedendomi  arrivare 
        pare che il tuo mondo  muoia 
        perché non senti la  mia voce 
        e quando ti sfoghi  maledici 
        il tempo che passa 
        sempre più difficile  e sofferente 
        per i malanni che ti  piegano, 
        ma tu ti aggrappi  ancora 
        per quel poco che ti  resta, 
        e questo  coscientemente lo dici 
        quando sei calma e  docile 
        mi vorresti sempre  vicino: 
        al mondo tu mi dici 
        ho solo te figlio  mio. 
      
      Ampezzo, 3 febbraio 1984
         
      
       
        I  DOLORI DELL'UOMO
         
      
            Madre tante volte ti  dissi 
        che i tuoi dolori 
        nessuno li sente 
        e tanto lontane sono  le sponde 
        del fiume che scorre  impetuoso 
        e l'uomo ogni uomo 
        non ha il tempo 
        di sentire chi geme 
        tutti viaggiano in  frette. 
        intanto l’acqua del  fiume 
        che non ha pregiudizi 
        trascina nei suoi  vortici 
        tutto e tutti nel  grande mare 
        ove c'è solo acqua e  cielo 
        solo il sole passa 
        ogni giorno sopra di  noi 
        e ci fa pensare al  tempo 
        che passato senza  accorgersi 
        dei dolori del mondo. 
      
      Ampezzo, 21 aprile 1984
         
      
       
      LA  VERA   STORIA 
      
         
        Qui è passata la  battaglia 
        qui c’erano uomini  caduti 
        e altri che gemevano.
        Qui la lotta ha  bucato tutti 
        amici e nemici, 
        ha bucato le foglie e  le radici 
        degli alberi.
        Ha demolito le rocce 
        di queste montagne 
        ove è incarnata la  storia: 
        la nostra vera  storia.
        Qui in queste pietre 
        si ricordano le madri 
        che vennero a  prendersi i figli 
        ancora caldi e sudati 
        che la battaglia  volle artefici 
        di dignità e di  coraggio, 
        e se oggi  risuscitassero 
        rimprovererebbero a  noi vivi 
        di aver barattato 
        con l’ipocrisia e la  malvagità 
        il loro sacrificio  per la libertà 
         
        Ampezzo, aprile 1984  
      
       |