Mario Rigoni Stern
Sessant'anni dopo |
Ho sempre provato una certa simpatia per la Carnia, zona marginale che, come Asiago, è terra di Galli e di galli cedroni, con un suo idioma, una cultura determinata dalle dure condizioni di vita, che accomunano tanta parte del territorio montano e le comuni traversie di due guerre devastanti. È con questo spirito, per questo legame ideale che con favore saluto questa iniziativa storico culturale in Ampezzo, capitale della Repubblica Libera della Carnia ed un invito: Resistere! Resistere! Resistere! La Carnia, dopo l'8 settembre '43, veniva incorporata nell'Adriatisches Küstenland al governo del quale vi era un Gauleiter con tutti i poteri. Alla nazista. Tra l'inverno e la primavera il movimento partigiano si rinforzava e si estendeva e nel mese di giugno dava inizio a liberare i paesi da fascisti e nazisti, che furono costretti a rinchiudersi a Tolmezzo e nei centri del Pedemonte. Così alla fine del luglio '44 la Carnia e le tre valli del Friuli occidentale divennero Zona libera. Aveva un'estensione di 2.580 kmq e una popolazione di circa 90.000 abitanti; 38 erano i comuni liberati e 7 parzialmente. Fu, questa della Carnia, la prima terra italiana, veramente libera e democratica dopo il ventennio fascista. Il 26 settembre venne costituito il Governo della Zona Libera della Carnia e del Friuli; aveva facoltà di legiferare e di operare in autonomia dai comandi partigiani. Ma una situazione del genere non poteva certamente essere tollerata in un territorio che avrebbe dovuto far parte del Grande Reich, così i Comandi superiori, dopo aver preso contatto con il Gauleiter Rainer, decisero di trasformare la Carnia in Cosacchia, trasferendo qui un'Armata cosacca e promettendo una patria a questi illusi che provenivano dai lontani territori dell'Est. Così facendo risolvevano tre problemi: eliminare i partigiani, collocare in qualche modo questi scomodi reparti e rendere più sicure le comunicazioni con l'Austria attraverso i passi alpini. Incominciarono ad arrivare alla fine d'agosto. Tra l'8 e il 15 ottobre si mise in atto l'Operazione Waldläufer: reparti di SS e di fascisti, corpi speciali della Wehrmacht con un imponente appoggio di cosacchi, invasero le vallate penetrandole dalla base e circondandole dall'alto con estrema violenza e decisione, riprendendo così il controllo della Zona Libera. Nel corso dell'invasione (battaglie e rastrellamenti durarono fino al 20 dicembre) caddero più di 300 partigiani, il numero dei civili uccisi o deportati fu ancora maggiore; innumerevoli furono i casi di violenza: donne oltraggiate, le case incendiate, profanate le chiese, incendiati i fienili e le malghe, saccheggiati interi villaggi, razziati gli animali da stalla e da cortile. Dopo questa operazione i reparti caucasici e cosacchi si installarono nella Carnia dando inizio ad un'occupazione che durerà fino alla fine della guerra. I caucasici occuparono la parte più alta: dalla Val Pesarina al Canale d'Incaroio; i cosacchi la parte più bassa, la Valle del Tagliamento fino all'Aupa. Presero possesso con le loro famiglie, carriaggi, cavalli. Ogni Atamano si fece re di un villaggio. I paesi più discosti su per le montagne furono occupati solo da soldati; in quelli di fondo valle, ricchi di pascoli e foraggi, si alloggiarono militari con tutti i servizi da "campo". Alla fine dell'inverno si calcolano in 40.000 questi occupanti. Ma su tutto e tutti i nazisti esercitavano il loro controllo. I cosacchi erano cristiani ortodossi, i caucasici musulmani e tra le Alpi Carniche portarono i loro costumi. Conservarono anche i nomi di guerra che una lunga tradizione aveva assegnato ai loro Reggimenrti: del Don, del Kuban, di Terek - Stavropol; avevano le stani e le stanike, centurie, cadetti, i cori, gli stati maggiori, le bande militari, ospedali da campo, le infermiere, i popi e tanti generali tra i quali spiccava il Principe Sultan - Girej Klve comandante della Dikaja Divizija, la "divisione selvaggia". Avevano anche una loro stampa periodica. Per tutti i camici fu un inverno molto lungo e duro quello di sessant'anni fa. I giovani delle classi di leva erano quasi tutti caduti sulle montagne della Grecia e dell'Albania, nelle steppe della Russia con i battaglioni della Julia; i pochi uomini validi tribolavano in piccoli gruppi partigiani tra le montagne più impervie delle Alpi; i ragazzini poco più che scolari erano costretti a lavorare per la Todt. I reggimenti degli occupanti avevano bisogno di molto fieno per foraggiare i tanti cavalli, oltre 6.000 e a questo provvedevano sequestrando e rubando, così che era diventato drammatico poter alimentare le poche vacche rimaste nelle stalle al fine di avere un po' di latte per i bambini ed i vecchi. Il 12 febbraio 1945 arrivò in Carnia il generale zarista Krasnov, già nell'Armata bianca in esilio a Parigi. Venne in grande uniforme con tutte le decorazioni sul petto ed una leggendaria sciabola per prendere il comando di tutte le forze e marciare alla loro testa per la riconquista della Russia degli zar... Negli ultimi giorni d'aprile e nei primi giorni di maggio, con l'avvicinarsi della disfatta del Terzo Reich i caucasici prima, i cosacchi dopo partirono dalla Carnia lasciando alle loro spalle una terra desolata e insanguinata. Anche tra loro vi furono scontri: alcuni, più tra i georgiani, avevano deciso di entrare nella Resistenza, altri di restare in Carnia; un battaglione russo, formato da prigionieri fuggiti dai campi di concentramento, operava con i partigiani già dal '44. Ma il grosso, sotto l'incalzare degli avvenimenti giunse in Austria sperando di essere accolti come alleati. Invece furono internati in un Lager nei pressi di Lienz dove rimasero sotto il controllo degli inglesi. Con un inganno gli ufficiali furono tradotti nel carcere di Spittal per essere consegnati ai sovietici. I generali furono processati e condannati a morte per tradimento, gli altri deportati in Siberia. Nel tentativo di fuga, alcuni furono uccisi dalle sentinelle, altri annegarono nelle acque della Drava. È pura fantasia quello che dopo si scrisse, che si annegarono in massa nel fiume piuttosto che ritornare in URSS. In quel tempo avevo 24 anni, scendevo a piedi dalla Carnia per ritornare a casa, finalmente, dopo venti mesi di lager. Incontrai quelli che scappavano verso l'Austria, i partigiani che li inseguivano, le case bruciate che ancora fumavano. Ma ero vuoto, insensibile, con l'istinto dell'animale selvatico che cerca solo la sua tana per leccarsi le ferite. Asiago
1.7.2004 |