La strage di Malga Pramosio - 21/7/1944

 

Tipico esempio della collaborazione criminosa e mercenaria dei fascisti repubblicani con le SS e dei metodi di terrorismo antipartigiano allora in uso fu - episodio fra i tanti - la strage di Malga Pramosio e bosco Moscardo (Paluzza) del 21 luglio 1944, dove un gruppo di SS italiane e tedesche travestite da partigiani e provenienti dal vecchio confine italo-austriaco uccisero (dopo averli «seviziati in orribile modo» 16 civili, uomini e donne una delle quali «in stato di avanzata gravidanza», mentre «stavano consumando il magro pasto meridiano». Proseguendo, la banda omicida incontrava ed ammazzava due donne dopo averle violentate. «Ad entrambe - scrive nel suo rapporto il segretario comunale di Paluzza -. era stato confitto in foro anale e in vagina un tappo di legno» e i loro corpi portavano «orribili squarci e profonde ferite di pugnale».
Arrivati in località Moscardo le SS abbatterono a pugnalate 2 operai che tornavano dal lavoro e quindi, attraversata Paluzza, sempre spacciandosi per partigiani, proseguirono alla volta di Cercivento dove massacrarono 3 persone. Il giorno dopo, 22 luglio, un reparto delle SS «fra cui molti italiani» uno dei quali è il cap. Occelli, irrompevano in Paluzza, prelevavano dalle case decine di persone trascinandole al Municipio dove già si trovavano il podestà, il segretario comunale, il direttore didattico e alcuni impiegati e qui iniziarono «l'orrenda flagellazione». I corpi degli sventurati erano colpiti da pugnalate, calci, morsi e dai fucili usati come clave. Sopraggiunto anche il gruppo dei falsi partigiani di Pramosio «l'orgia di sangue raggiunse il parossismo». Nel pomeriggio verso le 16 «il reparto ebbro di sangue ed in stato di palese ubriachezza» lasciava Paluzza e prima di rientrare a Tolmezzo uccideva 7 ostaggi in località Ponte di Sutrio dopo aver trucidato altre persone a Sutrio, e depredava le vittime di tutti gli oggetti di valore. Altre 11 persone innocenti (di Paluzza, Arta e Cercivento) venivano assassinate lungo la strada.
Tutto questo veniva riferito personalmente al Berater tedesco di Udine dallo stesso segretario comunale di Paluzza Virgilio Candido, presenti all'incontro i segretari comunali di Forni Avoltri, Rigolato, Ovaro, Lauco e gli ingegneri minerari Cioni e Franz Gnadlinger, incontro autorizzato dal comando partigiano garibaldino.

da: "Dallo squadrismo fascista alle stragi della Risiera", ANED Trieste

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Pieri Stefanutti Dino Ariis

Le stragi tra le malghe Carniche del 44

Lo sviluppo di questa ricerca è avvenuto nel corso di oltre tre anni di lavoro. Il primo motivo di ricerca è stato rivolto alla verifica in territorio austriaco delle notizie riferite ai presunti atti di violenza attribuiti ai partigiani carnici proposte ripetutamente da vari autori, ma sempre su basi molto generiche (tipo ….da testimonianze raccolte in Austria….). In Austria non è mai emerso alcun riscontro sul furto con violenza carnale e omicidio di pastori austriaci, né consultando ricercatori locali e neanche dalle anagrafi dei Comuni coinvolti. Nemmeno le date indicate dai predetti autori si sono rivelate esatte. Possiamo allora supporre che la logica di ricostruzione dei fatti indicati da alcuni di questi ricercatori vada nella direzione di produrre una dinamica storica così da colpevolizzare le brigate partigiane, soprattutto quelle comuniste, attribuendo loro misfatti tali da scatenare una violenta repressione nazi-fascista nei confronti della popolazione civile, alimentando quella ormai consolidata prassi di condizionamento dell’opinione pubblica attraverso tesi prive di riscontri.
Tornando alle vicende delle malghe carniche, le notizie diffuse fino a questo momento sono state sempre alquanto contraddittorie e finalizzate a rendere colpevoli i garibaldini degli eccidi del Luglio 1944 (nonostante non esistano più i comunisti, la volontà di cancellare la loro identità culturale è particolarmente forte da parte di certa cultura nostalgica del periodo fascista, una rivalsa storica per ammorbidire la sua tragica sconfitta). Una tecnica di ricostruzione storica consolidata risiede nel rimescolamento di fatti di date di testimonianze ecc… Come giustificare l’uccisione dei due boscaioli del 2 luglio a Pezzeit? Ovviamente lasciando intendere che si è trattato di una rappresaglia per il furto di bestiame avvenuto il 27 Giugno in Austria, furto mai accaduto, ma essendo difficile per un ricercatore dimostrare il contrario, la tesi è ritenuta “inossidabile” anche perché la vicenda non è mai stata indagata in termini scientifici da organismi di ricerca preposti a ciò.
Le vicende a cavallo del confine italo-austriaco sono state trattate assai poco nelle ricostruzioni storiografiche; una pubblicazione dell’Ifsml (Istituto friulano storia del movimento di Liberazione), le sintetizza, per esempio, così:

“Un aspetto singolare dell’attività delle formazioni partigiane carniche fu quello degli sconfinamenti in territorio austriaco, per attaccare i fortini posti lungo la linea di confine. (…) Due azioni consentirono di portare in Italia una 22 cavalli, l’altra 70 mucche che vennero distribuiti alla gente di Carnia.”

(A. Buvoli, C. Nigris, Percorsi della Memoria civile, Ifsml 2004, cap. XLIV)

La scarsezza di approfondimento scientifico di una vicenda così tragica, ha permesso agli autori di cui sopra, di dedicarsi alla formulazione di teorie sempre più aggressive nei confronti della resistenza in particolare quella comunista, consapevoli di agire in un terreno “vergine”. Per esempio sono stati elencati come accaduti una serie di prelievi di bestiame(150 capi in diverse malghe austriache e transitati attraverso i sentieri di montagna di notte, operazione piuttosto complicata anche al giorno d’oggi) che non trovano alcun riscontro.

La razzia degli animali fatta nelle malghe Zollner Alm e Steinwender alm, è stata fatta dai partigiani garibaldini dei gruppi di Paluzza e Ligosullo, coadiuvati forse da quelli di Prato Carnico. La razzia dei cavalli pregiati e delle mucche fatta nelle malghe, Straniger Alm, Rattendorf Alm e Val Dolce è stata fatta dai partigiani garibaldini del gruppo di Paularo.
(L’eccidio che oscurò la Resistenza nella valle d’Incarojo, di Nazario Screm, 2012)

Analogamente, vengono delineati retroscena inquietanti addossanti ai partigiani la responsabilità delle uccisioni nelle malghe, senza fornire elementi concreti e fornendo informazioni che risultano in contrasto con la logica, oltre che con la storia:

Nei giorni precedenti. lo sterminio de1 16-17 1ug1io 1944 (Lanza e Cordin) dopo la morte del comandante Aulo Magrini (del 15 Luglio) è avvenuta una riunione segreta tra alcuni comandanti partigiani ”garibaldini”, ne1la quale è stato deciso (quasi all’unanimità) di uccidere i pastori della malga Cordin e della malga Lanza (senza lasciare alcuna traccia), perché ritenuti essere un domani, dei pericolosi testimoni. Incombeva allora (come ebbe a confessare un partigiano pentito), un possibile processo in grande stile, causato dalle varie proteste, fatte anche per via legale, da alcuni malgari italiani e austriaci. Questo per le molteplici ruberie di bestiame e uccisioni di guardiani fatte dai partigiani garibaldini nei monti estremi del Nord Est del Friuli e della valle del Gail in Austria.

(L’eccidio che oscurò la Resistenza nella valle d’Incarojo, di Nazario Screm, 2012)

Nella Zollner Alm risultano rubati 29 cavalli ma il 12 Luglio da parte dei partigiani osovani e non garibaldini . Nella Steinwencler Hutte non risultano avvenuti furti di bestiame, così come per la Straniger Alm, Rattendorf Alm ecc… Come mai l’autore scrive quanto sopra? Il libro citato è stato consegnato all’Istituto di storia del movimento di Liberazione e alla sezione Anpi di Udine già nell’estate del 2011. Presumibilmente l’autore è consapevole che, essendo quasi tutti morti gli ultimi partigiani di Paularo, nessuno potrà contestare la sua teoria, cosa che è regolarmente accaduta almeno sinora (se non da parte della nostra ricerca presentata a Paularo e Paluzza per volontà di parte della popolazione delle due località). Non vi è stata infatti nessuna presa di posizione fino ad ora da parte delle istituzioni sopracitate e c’è il rischio che una mancata smentita possa essere interpretata come una tacita approvazione. La possibilità di pubblicare la presente ricerca (di cui questa pubblicazione rappresenta solo una sintesi) è stata prospettata all’Istituto di storia del Mov. di Liberazione di Udine, ma non è stata presa in considerazione. 

La nostra ricerca si è incentrata su un breve periodo che va dal 15 Giugno al 26 Luglio 1944; prima del 15 Giugno, però, le malghe non sono attive, per cui non era possibile attribuire ai partigiani tutti i misfatti loro imputati. Il 26 Luglio è invece la data in cui per uno sconfinamento in Austria da parte garibaldina si ha il primo morto per mano partigiana, si trattò del doganiere Jakob Jank. Altri sconfinamenti sono avvenuti dopo, tra 1944 e il 1945, ci sono stati scontri a fuoco con altri 3 morti tra i doganieri austriaci.
L’analisi di questo breve periodo però ha consentito di smantellare tutte le teorie delle centinaia di capi di bestiame sottratti in Austria e dei morti civili causati dai partigiani garibaldini. L’acquisizione di copia della documentazione storica della valle del Gail e la sua comparazione con gli originali, avvenuta nella caserma della Gendarmeria di Hermagor, hanno permesso di ricostruire fedelmente la cronologia dei fatti e di trovare conferma delle testimonianze rilasciate precedentemente a questa acquisizione, da testimoni austriaci partecipi ai suddetti fatti. Tutto quanto detto dai vari autori viene smentito senza alcun dubbio da questi documenti storici della Gendarmeria.
In mezzo a tanti apprezzamenti, c’è stato anche chi ha definito la nostra ricerca pleonastica e antistorica, ma sicuramente essa non è stata ritenuta tale dalla popolazione di Paularo, da quella di Paluzza e dai parenti dei partigiani indicati come autori delle stragi mai avvenute.
Il nostro compito è concluso e la nostra coscienza di appassionati di verità è serena.

grazie a: http://www.storiastoriepn.it/l