Resistenza in Francia
Nel giugno 1940 le truppe germaniche completano l'occupazione della Francia, lasciando però la parte meridionale del paese sotto il controllo del regime collaborazionista di Vichy, guidato dal maresciallo Pétain. Cominciano così a formarsi i primi nuclei di resistenza, che per lungo tempo, tuttavia, rimasero divisi e disorganizzati, malgrado l'appello all'unità rivolto dal generale De Gaulle, a capo del governo in esilio. Oltre a varie formazioni locali e gruppi spontanei, le forze maggiori erano costituite dal Partito Comunista (Francs-Tireurs et Partisans) e dagli organismi più legati alla politica gollista e sostenuti dai servizi segreti britannici (Special Operations Executive, SOE). Un significativo sforzo di coordinamento (Conseil National de la Résistance) fu promosso dalla figura più importante del movimento antifascista, Jean Moulin, che sarà poi catturato dalla Gestapo e ucciso. Per quanto riguarda i numeri le stime divergono molto, ma si può dire che approssimativamente i morti in combattimento furono 20.000, i fucilati da 10.000 a 45.000, i deportati 60.000, di cui la metà non farà ritorno. |
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